La scorsa settimana, mentre ero in fremente attesa del prof cui avevo intenzione di chiedere la tesi, mi è sembrato di vedere una cara amica dell'Acca, Eleonora. Abbiamo frequentato alcuni corsi insieme, il primo anno, facendoci coraggio a vicenda per superare le prime difficoltà delle matricole.
L'anno successivo si è ritirata, per iscriversi a lingue: è capitato che alcune volte passasse a trovarci, o che ci incontrassimo in stazione. Poi ci siamo completamente perse di vista.
Lunedì scorso, sorpresa sorpresa, me la ritrovo a lezione di Storia della Critica d'arte. Mi ha raccontato che aveva interrotto anche con lingue e si era appena iscritta a Conservazione. L'ho ritrovata sempre uguale, sorridente e gentile come in Accademia: è pazzesco come le nostre strade si incrocino, si allontanino e poi si riavvicinino in modi inaspettati.
Trovare una cara amica dell'Accademia mi fa sentire un po' più a casa: sono ancora molto legata all'Acca, la sento ancora "mia", mentre per Ca' Foscari non ho tutto questo attacamento, anzi. Sarà che qui siamo così tanti che non si può conoscere tutti, che i corsi durano così poco che non si fa in tempo a legare con i compagni, che la scusa degli appunti, utile per attaccare bottone, non va bene, perchè qui sono tutti gelosissimi e non trovi qualcuno disposto a prestarteli neanche ne andasse della sua vita.
In Acca si respira un'aria diversa, più allegra e spensierata. C'è chi si dà arie da artista maledetto, ma per lo più sono innocui. Con i docenti, poi, il rapporto è quasi di amicizia: chiamano tutti per nome, oltre al fatto di conoscere gli studenti quanto più intimamente possibile, dato che hanno sotto gli occhi i loro lavori, specchio dell'anima.
Mi dispiace non avere un talento da artista solo per non poter continuare a studiare là: ci ho lasciato il cuore e prima o poi tornerò a riprenderlo, magari come insegnante...
100 anni di radio
1 mese fa
0 responsi:
Posta un commento