A casa mia vige una sorta di coprifuoco, sacro ed inviolabile, che coincide con la pennica del dopopranzo. L'orario è variabile: nella migliore delle ipotesi va dalle 14 alle 15.30, mentre nella peggiore dalle 13.30 alle 16. +zzz+
In questa fascia post-prandiale ogni attività che provochi anche un minimo rumore è bandita. Chi osa telefonare o - anatema!- bussare alla nostra porta, riceverà una vagonata di saracche e come Goerge Clooney nel casinò di Andy Garcia avrà una croce rossa stampata in fronte di qui all'eternità.
Fino a poco tempo fa, ero anch'io un'habitué della pennichella: ora, per motivi a me ignoti, ho perso lo stimolo del sonno nelle ore diurne, nonostante certi mattoni che mi ritrovo a studiare...tanto meglio, dal punto di vista del rendimento scolastico. I problemi sorgono nel momento in cui vorrei unirmi al mondo esterno nel suo tran-tran: niente telefono, perché disturba. Niente caffè, perché faccio rumore. Uscire o entrare in casa solo prima o dopo l'ora X. Niente doccia, niente lavaggio di capelli, per carità! Se sono in mansarda devo restarci perché le scale fanno rumore, quindi devo ricordarmi di espletare le mie necessità fisiologiche prima di recarmi ai piani alti. Se volessi prendermi per tempo e arrivare in biblioteca giusta per l'apertura, fare quello che devo e poi tornare a casa, rubando il minor tempo possibile allo studio, non potrei: qualche volta mi sono rassegnata a partire con un'ora di anticipo e fermarmi in biblio a studiare, ma non sempre ne vale la pena.
Qualche volta mi sento intrappolata come Artemis Fowl nella stasi stregonesca e sento Grignani che canta c'è un mondo che va avanti anche se tu non ci sei (più)... Siamo sicuri che quello che sto bruciando sia incenso? +perso+
100 anni di radio
2 mesi fa
0 responsi:
Posta un commento