14 maggio 2008

Etichette/2

Una volta, il mio Apollo mi ha spiegato perché le etichette non solo esistano ma soprattutto dovrebbero essere lasciate al loro posto: trattandosi di una faccenda simil-legale, non saprei proprio ri-spiegare l'arcano :-P
Fatto sta che non le posso soffrire: le facessero piccole e morbide, non ci sarebbero problemi: invece pare che ci provino un sadico gusto a farle del materiale più pungente possibile. La palma della più fastidiosa è contesa tra le t-shrit e le mutande, e le seconde si salvano in extremis con il trucchetto della canottiera infilata nell'elastico - fa molto bambino col pannolone, ma a mali estremi...
Oltre al danno del prurito, si aggiunge pure la beffa: per prevenire qualsiasi distacco accidentale, le bastarde sono cucite a tripla mandata, spesso con lo stesso filo che tiene insieme l'indumento. Guai all'incauto che oserà scucire lo strumento di tortura senza le debite precauzioni: anatema su di lui! - e un buco grande quanto una moneta da un euro al posto della sciagurata.
Ma è mai possibile che tra firme, marchi, antitaccheggi vari non possano escogitare un'alternativa a questi scomodissimi cosi? O se proprio non se ne può fare a meno, realizzarli un un materiale meno urticante sarebbe già un buon compromesso.
E mentre porcono nell'ennesimo tentativo di scucire l'etichetta di turno, auguro all'inventore delle suddette un contrappasso dantesco: che sia vestito da capo a piedi delle sue malefiche pungitrici e che ad ogni grattatina per alleviare il prurito, che questo aumenti ancor di più. Tiè.

1 responsi:

Anonimo ha detto...

Le etichette bisogna, altrimenti alla dogana sono amarissimi cazzi!

Da un po' fanno quelle stampate a caldo direttamente sui tessuti. Soprattutto (mah... direi quasi solo!) nei capi sportivi.

Facessero tutti così non potresti scrivere questo post!

SMACK

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