Dopo ormai un mese di dolce (mica tanto) far niente, oggi ho ripreso in mano gli appunti da trascrivere: colpa della sveglia dell'alba (ore 6.30 natura ha chiamato e io ho dovuto rispondere, poi il signor Morfeo non è stato più reperibile, occhi come piattini fino alle 7 passate e per disperazione mi sono decisa ad abbandonare le coltri), colpa sicuramente della debilitazione post-magagne (possibile che uno stupido fungo riesca a buttarmi giù in questo modo così spaventoso?), e aggiungiamoci anche il cervello atrofizzato dal suddetto far niente, la trascrizione è stata un parto.
La mente che schizza ovunque come un flipper; le palpebre che calano, complice l'estrema vivacità dei verbali che stavo copiando; il freddo che invoglia a tornare a letto, e poi il caminetto acceso (perché fuori farà anche caldo, ma in casa io gelo): non è servita quella boccata d'ossigeno che ho deciso di prendermi piuttosto che darla vinta agli sbadigli.
Nonostante il super-ricostituente, continuo a sentirmi come se avessi appena corso il Su e zò par i ponti.
Spero che la fase di ripresa passi in fretta: non è carino sbadigliare a bocca di leone nella sala studio della biblioteca.
100 anni di radio
2 mesi fa
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