11 maggio 2010

Sogni e conflitti/2

Sabato è stato il Gran Giorno, non per me e Apollo, ma per una coppia di amici: le mie previsioni hanno sbagliato di poco, la pioggia infatti non è scesa durante la cerimonia, ma ci ha accompagnati lungo il tragitto fino al ristorante. Chiamatemi Signora Caroselli ;-)
I miei pronostici per la giornata non sono stati altrettanto azzeccati, e lo dico con soddisfazione, dato che immaginavo uno scenario di desolazione e solitudine: conoscevo solo gli sposi, e tra gli invitati altri due amici di Apollo, con cui però in precedenza avevo scambiato sì e no tre parole. La cerimonia si sarebbe svolta al mattino e, memore di altre feste nuziali, ci si aspettava un pranzo luculliano e interminabile, con festa al seguito fino a notte fonda. Apollo meditava di fermarsi fino a tardi, io progettavo una fuga da attuarsi nel tardo pomeriggio al massimo; non avevo nessuna intenzione di starmene in un angolo, sola soletta, ad ascoltare le chiacchiere tra amici, per me perfetti sconosciuti. Il momento di maggior panico si è verificato all'ingresso del ristorante, dove mi sono accorta che, anziché trovarci in una gran tavolata, Apollo e io saremmo stati relegati in un tavolino da quattro, di cui un commensale mi era praticamente sconosciuto.
Con un sorriso rassegnato prendo posto, ma all'arrivo dei compagni di merende mi sono subito ricreduta: tra noi quattro e i nostri vicini non sono mancati gli scherzi e le battute, in un'atmosfera di giovialità e amicizia che non capita spesso - soprattutto ai matrimoni, dove si tende ad essere un po' più seriosi.
D., il commensale sconosciuto, dovrebbe ringraziare la mia buona educazione, che mi ha impedito di piantargli un coltello (da pesce) nel cuore, o di spaccargli la testa contro un muro: ho scoperto che aveva iniziato gli studi di psicologia, e che si era innamorato della psicanalisi freudiana. (No, non è questo il motivo della mia furia omicida: credo che la psicanalisi sia un interessante modo di conoscenza di sé, anche se non la considero una terapia vera a propria.) D. si è scoraggiato di fronte allo scenario prospettato da un docente, che informava della durata e soprattutto del costo che avrebbe comportato uno studio del genere. Con le tariffe che hanno gli psicanalisti oggi, i costi si sarebbero potuti ammortizzare nel giro di un paio di mesi, ma vabbè.
Quello che mi ha fatto incavolare, oltre all'abbandono di un obiettivo in cui D. sembrava credere, è stato che lui avrebbe potuto essere un ottimo psicologo, perché ce l'ha nel sangue: non solo sa ascoltare, il che è già un buon passo, ma soprattutto sa porre domande che vanno dritte al cuore della questione, riuscendo a portare l'interlocutore sulla strada giusta, sulle sue proprie gambe.

Ognuno di noi ha un dono, ma soprattutto ognuno di noi ha dei sogni: se rinunciamo ad essi, cosa ci rimane? Forse io sono ingenua, forse invece conosco il vero valore dei sogni perché per 5 anni sono stata intrappolata in una scelta imposta da altri, e ho giurato a me stessa che mai più avrei permesso a qualcuno di tarparmi le ali.
Credo che i sogni si possano realizzare, perché i miei lo hanno fatto: mi sono costati tanto lavoro, tanti sacrifici, tante lacrime, tanto sudore, ma alla fine ce l'ho fatta. Ammetto di essere stata fortunata ad avere dei genitori disposti a sostenermi, ma ho visto anche tanti miei compagni e amici farcela sulle proprie gambe.
Io non ho il talento dell'artista, eppure sono riuscita a laurearmi con un voto che ha superato ogni mia aspettativa (109! e di più non potevano darmi): e quindi mi fa incazzare vedere che chi ha un talento lo butta via, per ostacoli che possono sì scoraggiare, ma che in realtà possono essere superati o aggirati.
Il più grande impedimento alla realizzazione dei nostri sogni siamo noi stessi: ma continuo ad essere convinta che solo credendoci davvero, mettendoci l'anima, prima o poi si avvereranno. E anche se ciò non accadesse, almeno sapremmo che ci abbiamo provato: è meglio combattere e perdere, che ritirarsi senza aver giocato tutte le carte.
Sono realista: ho il terrore di quello che succederà dopo la mia laurea, perché mi rendo conto che gli studi che ho intrapreso non sono proprio i più richiesti, e in aggiunta c'è pure esubero di laureati. Cosa farò, non lo so: ma so che se anche dovessi andare a lavorare in banca, lo farò con la coscienza di aver provato a realizzarmi per quella che sono. E so anche, memore delle esperienze passate, che in qualche modo dovrò trovare uno sfogo alla mia creatività che preme: di modi per farlo ce ne sono un'infinità, e ho già un bel blog, un lavoro non pagato come amministratore di Wikipedia, e la danza. In qualche modo sopravviverò, e continuerò a lottare per realizzare gli altri sogni che ho ancora nel cassetto.
Ma mollare no, mai.

6 responsi:

Gisella ha detto...

Brava la Signora Caroselli!!! Sei riuscita a prendere il bouchet lanciato dalla sposa??? Sarai la prossima???
Dai non ti preoccupare vedrai che porterai a termine i tuoi studi nel migliore dei modi e con la tua grinta qualcosa mi dice che riuscirai anche a realizzare gran parte dei tuoi sogni/desideri! AUGURI...in boca al lupo, ciao Gisella

Demart ha detto...

Sei amministratrice di Wikipedia? Ma davvero? E da quando? :P
Comunque stavolta faccio il serio. Tutta la seconda parte del tuo post è da incorniciare, hai detto quello che vorrei poter pensare io. Bello che qualcuno traduca in parole quello che ho smesso di pensare e che vorrei tornare a pensare. Grazie Piziuccettina.

D.F. Lycas ha detto...

Tu comunque provaci, provaci sempre. La fregatura non è quando non si avverano, ma quando non si prova.

Pythia ha detto...

@Gisella: il bouquet l'ho preso praticamente in braccio due anni fa, e ancora niente :-|

@Demartucciuzzo: guarda che vengo da te e ti spacco la testa, siamo in confidenza e non c'è galateo che tenga :-P Non so cosa sia successo per farti smettere di pensare così, ma ti auguro di cuore di ritrovare dentro di te la motivazione e la forza di tornare a pensarlo.

@Lycas: sono un osso duro nonché una "capatosta" ;-)

Gisella ha detto...

Forse è molto meglio così, giuro, tornassi indietro non so se mi risposerei. Convivere non è nulla di diverso e si mantiene una libertà diversa, unita alla certezza che se qualcuno ti resta accanto lo fa perchè lo vuole e non perchè ha celebrato un matrimonio! Ciao buona giornata Gisella

Pythia ha detto...

@Gisella: il tuo punto di vista sulla convivenza mi piace, hai ragione. Io non sentirei, però, il matrimonio come un vincolo: ho fatto una scelta e ho intenzione di mantenerla, e non la prenderei meno seriamente da convivente, quanto più seriamente da sposata.
Il problema è che papy è moooolto cattolico e la parola "convivenza" non fa parte del suo vocabolario :-P

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