Che dura tornare alla vita normale - soprattutto quando ci sarebbe bisogno di una vacanza per riprendersi dalla vacanza!
La settimana a Rio ha avuto i suoi alti e bassi, ma il bilancio è positivo. No, signori, niente brasiliane in abiti discinti, solo tetesche in costume tipico: trattasi infatti di Rio Pusteria, a pochi chilometri da Bressanone.
La sottoscritta si illudeva che montagna=fresco e di conseguenza la valigia era ben imbottita con maglioni di lana e pile. E invece nemmeno a 2000 metri siamo riusciti ad avere freddo.
Sole fetente, caldo e umido neanche fossimo in Pianura Padana. Per fortuna la sera venivano a trovarci un po' di nuvole con pioggia e temporali, in toccata e fuga giusto per avere refrigerio durante la notte e il giorno dopo un sole splendido di bucato.
La pensione che avevamo trovato, unica con una stanza libera tra tutte quelle che avevamo contattato, non era affatto male: realizzata in un vecchio maso, con la facciata decorata e una stube in legno che era una meraviglia. Peccato che il prossimo anno sarà completamente diversa dopo i lavori di ristrutturazione di fine stagione: due piani in più, finiture in legno così lucido da sembrare finto, dipinta in bianco asettico. Abbiamo visto il progetto sfoggiato con orgoglio dal proprietario, mi sono trattenuta dal dirgli che avevo scartato a priori tutte le strutture con architettura contemporanea e che avevo preferito il loro albergo proprio perché così caratteristico.
Tanto di cappello al fotografo che ha immortalato la pensione per il sito: il giardino che sembrava un parco era grande quanto un'aiuola, la piscina semi-olimpionica era una pozzanghera e la sala da banchetti conteneva sì e no 40 persone.
Mangiato bene e il giusto, se non fosse che la cucina è andata in calando: partiti con menu tipico, abbiamo concluso con pasta al tonno e filetto di pangasio impanato.
Ci siamo rifatti abbondantemente con i pranzi in malga e rifugio, di quelle mangiate che me le sognerò per un pezzo.
Passeggiate splendide, consiglio a chi capitasse da quelle parti di andare alla malga Fane, lascia senza fiato (per la salita da un'ora e mezza che chiamano "sentiero per famiglie" ma soprattutto per il paesaggio), e fare una capatina anche a Prato Piazza, sopra Braies.
Come souvenir mi sono portata a casa un mal di schiena fotonico, grazie al materasso appena estratto dalla cava di granito. Non è servito ammorbidirlo con due piumini extra e l'ora della nanna diventava un dramma.
Al ritorno ci siamo evitati il bollino rosso dell'autostrada, godendoci la statale lungo la strada del vino e sghignazzando nel vedere le code immobili sul Brennero.
100 anni di radio
1 mese fa
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