Non c'è altra spiegazione logica a tutto ciò. Ancora oggi mi chiedo cosa mi è saltato in mente, quel giorno di agosto, quando ho deciso di presentarmi alle selezioni per gli steward del Vicenza Calcio.
IO, che non capisco una cippalippa del gioco, che non trovo gusto nemmeno nel seguire una partita della Nazionale, che capisco una volta su dieci perché l'arbitro ha fischiato, che nemmeno distinguo Di Carlo da Maini - e anche chi non ha seguito il Vicenza negli anni d'oro della A, quelli più recenti, sa benissimo che una differenza abissale c'è.
IO, che quando le amiche tifose mi portavano in curva sud, venivo minacciata di cose irripetibili, se avessi osato aprir bocca.
IO, che riuscivo ad addormentarmi nel bel mezzo di una partita di serie A, circondata dai tifosi più scatenati della Sud.
Per questo, infatti, nessuno mi prende sul serio quando dico che sono una steward allo stadio...eppure sì, ogni altro sabato sono là, al freddo e al gelo, vestita come un evidenziatore, a guardare un cancello - e a sbirciare cosa succede in campo, anche se non si potrebbe.
Ho deciso di restare, nonostante la riduzione dell'orario e quindi dello stipendio. A sentire il Capo, siamo quelli che prendono di più, a confronto di altri stadi: mi vien da ridere a pensare a chi prende di meno...sicuramente, chi lavora a certe condizioni dev'essere tifoso sfegatato, non vedo altra spiegazione.
Ma io? -ecco cosa mi chiedo. Chi me lo fa fare? Vile pecunia? Magari! Bè, quella ventina di euro che entra nelle mie tasche praticamente vuote fa comodo. Avessi un'altra entrata, credo mollerei all'istante! E invece resto.
Così, due volte al mese, mi ritrovo vestita come una cipolla, strato su strato- canottiera-seconda canottiera a mezza manica-maglia di lana-lupetto di lana-maglione di lana-calzamaglie-calzettoni in pile-piumino-guanti-tre giri di sciarpa-cappellino. E via, sognando per tutto il tempo la cioccolata calda, il divano e il caminetto acceso...
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