Non sono una grande amante della routine: alzarsi sempre alla stessa ora, pranzare e cenare col fuso orario svizzero - e guai se si sgarra di un minuto- ripetere gli stessi riti giorno dopo giorno dopo giorno...no, non fa per me. La routine dà sicurezza, è affidabile e familiare, ma preferisco di gran lunga la varietà.
Tranne quando questa influisce sui miei piani. Il che succede spesso. Troppo spesso.
Non mi sembra di essere poi così rigida, in fondo. Non programmo al millesecondo le mie giornate, ci mancherebbe. Semplicemente amo sapere di poter contare su una scaletta, un semplice ordine di cose da fare in successione, una dopo l'altra, con tranquillità.
Oggi, per esempio: il mio programma era semplice. Mattina: studio. Alle 11 circa, scendere e proseguire il capolavoro di pasticceria che sto creando. Poi la spesa, pranzo. Biblioteca per le fotocopie. Casa, di nuovo la torta. Infine terminare la stesura degli appunti di Storia dell'Arte Moderna. Non ci trovo niente di complicato, niente di impossibile.
Invece: NO! (sbattere una mano sul tavolo, please)
Alle dieci arriva una telefonata di un amico, che mi dice che ha parlato di me a un'amica, titolare di uno studio di grafica, e che vorrebbe conoscermi. Fantastico! ...solo che devo andare là subito. Mollo appunti e pc, mi infilo di corsa qualcosa di decente - per quanto carina, la mia tuta di pile non è la cosa più adatta a un colloquio conoscitivo, e mi precipito in centro. Per fortuna ho trovato un parcheggio libero, con un po' di difficoltà nonostante la mia micromacchina, ma comodo. Per la cronaca, l'incontro è stato una sorpresa anche per l'altra parte, che non mi aspettava così presto: abbiamo rimandato tutto alla settimana prossima - così potrò stampare un C.V. presentabile e preparare un cd con i miei pasticci.
Approfitto dell'uscita per andare a fare la spesa.
Dopo pranzo, vado a batter cassa dal papy per le fotocopie e, con mia sorpresa, mi dice di comprare il libro, "così ti resta". Peccato che lo vendano solo a Venezia, se lo vendono ancora... Comunque, mi risparmio un altro viaggio in centro.
Aspetto le tre, cazzeggiando allegramente, poi mi metto all'opera. Devo fare una crema al burro al cioccolato: solo a dirne il nome, ingrassi di un chilo e ti riempi di brufoli. La ricetta è semplicissima, se non fosse per il piccolo particolare che devo aver cannato di brutto la preparazione dello sciroppo. Con lo zucchero non ho ancora mano: ho fatto le scuole alte, io, mica l'alberghiero! Morale della favola: la crema è salva, solo deve rapprendersi. Quindi, dalla mezz'ora preventivata, sono ancora a fare la spola tra camera mia e il congelatore - così si solidifica prima, ma non devo fare un gelato!
Ridendo e scherzando, gli appunti sono ancora in alto mare - e mi servono per lunedì. La torta deve essere montata per stasera, perché devo glassarla e domani sono al lavoro (a questo proposito, scriverò un'altra volta). Sono ormai le cinque e l'unica cosa che sono riuscita a fare nel modo e nel tempo "programmato" è stata la spesa.
Il cielo non mi è caduto sulla testa, non ancora, almeno. La torta è salva, per gli appunti ho ancora tempo.
Eppure ho i nervi che stanno schizzando.
Valium...!
100 anni di radio
1 mese fa
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