19 maggio 2008

Letture: Giorgio Faletti

Ho scoperto Faletti grazie alla mia compagna di stanza in collegio, che lesse Io uccido in 24 ore spaccate: che ne fosse entusiasta è dire poco, e così altri che l'avevano letto. Rimanda oggi, rimanda domani, ho iniziato la lettura dopo che il mio prof di pittura mi lasciò la sua copia appoggiata al mio armadietto, in aula, come un macabro omaggio. Faceva il suo effetto, con la copertina rosso sangue che si rifletteva sul pannello bianco tutt'attorno.
Ero scettica, nonostante i commenti positivi ricevuti: Faletti il comico che si improvvisa scrittore, mah! Con molto piacere ho scoperto di essermi sbagliata: incantata dalla prima pagina, quasi con le lacrime agli occhi per la meraviglia dell'incipit, la lettura mi ha catturata e tenuta stretta fino all'ultima pagina.
Il secondo romanzo mi ha dato la spiacevole impressione di fumo negli occhi: tanto dolore, tanta crudeltà, per nascondere - male- una trama che non ha né capo né coda. Peccato che sia questo il libro su cui mi sono fatta lasciare l'autografo, durante un incontro in una libreria di Vicenza.
Fuori da un evidente destino si salva, nonostante sia un po' troppo prolisso e ripetitivo: le 500 pagine non mi hanno mai spaventata, ma che almeno abbiano un senso, altrimenti è solo spreco di carta e inchiostro.
Oggi sto leggendo Pochi inutili nascondigli, raccolta di 7 lunghi racconti: ho l'impressione che il buon Giorgio si sia adagiato nella sua aura di scrittore introspettivo e raffinato, scadendo decisamente nella banalità. Il primo racconto si snoda in un presente enigmatico - è successo qualcosa, ma non sappiamo cosa - con rapidi flashback che più che fornire spiegazioni, infastidiscono la lettura. Periodi sospesi con pensieri tra parentesi, quasi a seguire il percorso del protagonista lungo la vicenda, si susseguono fin troppo spesso e quella che potrebbe essere una finezza diventa decisamente pesante. Errori grossolani, che fanno supporre un'edizione poco accurata: "si versa un bicchiere di whisky in un bicchiere di cristallo", solo per dirne uno.
Sono a metà del secondo racconto, e già ho in mente cosa è successo e cosa potrebbe succedere: vedremo se la lettura mi darà ragione. E se avrò torto, sarà un piacere: vorrei davvero "riscattare" uno dei pochi autori italiano che sono presenti nei miei scaffali. C'è di meglio in giro, senza dubbio: ma mi ero affezionata a un autore che è stato capace di sorprendermi e incantarmi.

1 responsi:

Anonimo ha detto...

il tuo Apollo te lo aveva già fatto notare nell'ultimo romanzo.
Costruito (N.B.: non ho usato un verbo a caso... molto diverso da "Scritto"...) su un ammasso di perifrasi e descrizioni inutili pedanti ridondanti dindondan.
Difficile riconfermarsi.
Ancora di più fare di meglio!
Versarsi un bicchiere di whisky in uno di cristallo però è geniale!!!
:-)
SMACK
A.

Posta un commento