7 maggio 2008

Outing.

Questo è uno di quei post che inizio a scrivere, ma non so mai né se arriverò in fondo, né se riuscirò a cliccare su "pubblica": que serà serà.
Di blog ce ne sono tanti e ogni blogger decide cosa e quanto far vedere di sé. Io sono di natura riservata e già avere un blog, potenzialmente visibile a tutti, è un'impresa. Aprirsi fa paura, Nice scrisse che per comunicare è necessario abbassare tutte le proprie difese, ma questo può comportare anche di ricevere delle ferite. Io voglio provarci: lo faccio qui, perché mi sento un po' a casa, perché come un vulcano ho bisogno di buttare fuori quello che mi ribolle dentro, perché nutro l'infondata speranza che parlare serva a portar via il mio demone personale.
Si chiama depressione ed è la più gran bastardata che esista. Sta con me da 15 anni, dai tempi del liceo, anche se all'inizio era presa per "adolescenza". Non so perché ce l'ho, da cosa dipenda, se possa essere genetica o ambientale, se ci siano fattori organici che la scatenino. So solo che mi prende senza nessun motivo apparente, ed è come essere Dottor Jekyll e Mr. Hyde.
Jekyll è una ragazza brillante, allegra, spiritosa, con millemila idee per la testa, intelligente, gran lavoratrice, creativa. Fa esami come fossero noccioline, studia a più non posso ma non le sembra mai abbastanza. Ama le feste, andare al mare o in montagna, fare sciopping con le amiche o il moroso. Maniaca dell'ordine e della pulizia, qualche volta sgarra, ma è il suo ordine naturale, infatti sa sempre dove trovare quello che cerca. Le piace circondarsi di persone amiche, far da mangiare per venti, cucinare dolci; non vede l'ora di andare a teatro o ai concerti. Ogni occasione è buona per attaccare bottone, anche con chi non conosce, soprattutto se di mezzo ci sono i libri. Spesso si trova a dover fare tremila cose tutte insieme, ma non si scoraggia e ha sempre un sorriso stampato in faccia.
Hyde è il lato oscuro: arriva quando meno te lo aspetti, anzi, sembra che ci goda: va tutto bene, quasi a gonfie vele, e zac! spunta lei, l'altra me. I sogni popolati di incubi la stancano così tanto che alla mattina non riesce ad alzarsi. La routine quotidiana diventa pesante, come se avesse una zavorra che la ostacola. Quello che a Jekyll piace, per lei non ha più nessun gusto, non dà stimoli né gratificazioni. Lo studio è insostenibile, la frustrazione le impedisce di andare avanti e i successi passati non contano nulla. Una gran tristezza le invade il cuore, no, è dolore, forte e insopportabile anche perché non ha motivo d'essere. Vede la sua vita scorrerle via, si sente derubata del suo vero io e non vede nessun futuro. Piange lacrime di dolore e rabbia, in lutto per sé stessa. Non è morta, ma è come se lo fosse. Tutto è grigio, nulla ha più interesse: non riesce a prendere decisioni, perché comunque è tutto uguale. Non può fare programmi, perché solo l'idea di un domani la terrorizza. Paralizzata, si chiude in camera, dove il disordine regna sovrano. I vestiti si accumulano sulla sedia, il letto sfatto, la polvere copre ogni cosa. Il rimpianto dei bei tempi la divora, il rimorso per il tempo che sta sprecando non le dà pace. Vede la vita scorrerle accanto e non può fare nulla per riprendersela.
La gran bastardata è che fisicamente ed esternamente è tutto uguale: di sana e robusta costituzione, non ci sono motivi logici all'annullamento si sé. Chi la vede da fuori non capisce, chi la vive non la sa spiegare. Com'è possibile che con tutti quei 30 tu non studi più? L'hai sempre fatto, devi continuare. No, non è così che va. Non è una scelta, non è una condizione che si cambia facendo, o con il pensiero positivo o con menate simili.
Questa cosa ti prende e ti invischia e non sai come uscirne. Più ci lotti più affondi. Più affondi più odi te stesso. Sei paralizzata dalla paura, perché non sai cosa succede, non sai perché, non sai cosa fare per uscirne. Costa caro, in termini di forze spese a vuoto e di ferite inflitte a sé o a quelli che osano avvicinarsi. Spesso tirare avanti è l'unica cosa che riesci a fare, non di più, no, è già troppo così. Vorresti sotterrarti sotto il piumone e stare lì, nascosta al mondo, finché non passa. Ma passerà mai?
Credevo fosse finita, invece è tornata. Forse è peggiore, perché ho visto una me stessa piena di vita di idee di progetti, e ora perdermi costa caro. Peggiore perché l'altra volta ero sola, mentre ora ho un Apollo a cui pensare, a cui dover spiegare cosa non va.
Le medicine non sempre funzionano e non sempre aiutano. La psicoterapia va avanti, ma i risultati per ora non li vedo. La dottoressa mi fa concorrenza come "Pizia": tutti mi chiedono cosa dice, come fosse un Oracolo che conosce il futuro, la risposta. Magari! Ma non va così.
Qualche giorno riesco a vedere uno sprazzo di blu tra le nuvole, qualche altro, come ieri, vedo solo nero. Sono stanca, davvero. Vorrei mollare, tirare i remi in barca, lasciatemi in pace! Lasciatemi non vivere, almeno questo. Non chiedetemi di fare quello che non posso, non sputatemi in faccia luoghi comuni, evitate la psicologia, perché sinceramente ne ho abbastanza.
Di questa "cosa" tendo a non parlare: la scusa ufficiale è che non voglio assillare nessuno con i miei problemi, o che non vorrei "ricattare" gli altri - sto male e quindi devi starmi vicino. La verità è che mi fa paura: perché non so spiegarla, perché è facile essere fraintesa, perché il "c'è gente che sta peggio" è sempre dietro l'angolo e non lo sopporto proprio. Come te lo spiego che preferirei essere in ospedale con la pancia aperta, piuttosto che in questo limbo? Come ti rispondo al tuo "ma cosa c'è che non va? perché stai così" se nemmeno io lo so! E cosa darei per saperlo! Sarà la mia testa che non va? Sarà la stagione? La luna? I pollini? Perché non esistono esami per trovare il baco. Perché è una cosa "di testa" e si crede che quindi basti la tesa per uscirne. Te ne do un minuto, vuoi? Così vedi com'è, poi mi sai dire.
Il brutto è che non sai quando arriva, non sai perché. E dopo tre, quattro volte che l'hai vissuta, ti rassegni a doverci convivere a vita. Vorresti con tutte le tue forze un'esistenza normale, banale sì!, ma almeno senza tutto questo dolore. Quando ne sei fuori ti senti superman, credi di aver vinto. Invece tornerà, ancora e ancora. E mi chiedo, finirà mai?
Intanto son qui, tengo duro finché posso, e quando mollerò mi troverai sotto il piumone, a piangere per me stessa.
So che la soluzione è dentro di me, che la Forza c'è, e prima o poi tornerà allo scoperto per portare via le nuvole. Ma devo essere io a farlo, non so come, ma succederà. Perché l'altra gran bastardata è che gli altri non possono fare nulla se non stare a guardare. Non c'è niente da dire, non ci sono parole magiche, non serve costringere a forza a uscire dal guscio. Facciamo quanto sappiamo di poter fare, forse un tantino in più, ma poi non chiedete altro: è dura vero? Stare a guardare e voler far qualcosa per avere indietro la persona che conoscevi e non riuscire. Non c'è nulla da fare, solo esserci. Portare un po' di normalità in una vita che non lo è, che sia un dvd o una serata al cinema, un gelato in centro o una passeggiata in montagna. Perché questo è fare, è uscire dal bozzolo, è gustare piccole cose, un po' alla volta.
Passerà: se sapessi quando, sarebbe di aiuto - lunedì, il 10 maggio, tra 72 ore. Oggi tutto ha una data di scadenza, tranne la Gran Bastarda. Lei è un osso duro, ma credo di esserlo pure io.

6 responsi:

Anonimo ha detto...

Una piccola premessa:

Ci ho messo un po' a leggere il tuo post, ma non perché fosse di difficile comprensione o chissà cos'altro; semplicemente mi dovevo fermare a riflettere, ad accorgermi come molto di ciò che hai scritto tu si possa inserire, in una qualche maniera, anche per me. Mi stupisce, ma poi non così tanto, visto che già in un precedente post avevi sottolineato come our minds think alike o qualcosa del genere :)

Ora, senza indugi di qualsiasi tipo, mi accingo al vero e proprio commento:

Tutti siamo fatti di un Jekyll e un Hyde, ma ciò che Robert Louis Stevenson ha sottolineato, ovvero la presenza in noi del doppio, secondo me non è il tuo caso. Mi spiego un po' meglio: hai ben distinto due personalità, una Pizia allegra, solare, con voglia di fare, e una aiziP (ma quanto sono simpatico? :-P ) che non vuole sapere niente del mondo, che vuole essere lasciata in pace, che ne ha abbastanza di tutto e di tutti; queste due personalità, se lette separatamente, potrebbero certamente essere ricondotte a due persone totalmente diverse, ma in realtà sono la stessa. Ed è proprio questo che volevo sottolineare: non dividerti in una te "chiara" e una te "scura". Prova a essere te stessa nel bene e nel male.

Cazzo, sto facendo psicologia proprio io che di psicologia non ci capisco nulla e uno psicologo è l'ultima delle persone con cui vorrei parlare (per molti motivi che forse un giorno di rivelerò) quindi smetto di fare ciò che non sono e mai vorrei essere.

Tuttavia, avendo perso il filo almeno 3-4 volte in questo racconto, posso solo dirti, dalla mia esteriorità, come capisco che non sia facile, come capisco il sentirsi da soli di fronte a sé stessi. Anche io ho una parte di me che non controllo: un'esempio? Quando la sera penso: e se non dormo? E poi non dormo. Però vedi, un pochino sono riuscito a vincere questa parte di me, accettandola. E così so che può capitare una notte a settimana nella quale dormo poco, so che dormo molto meno di molte altre persone, ma non me ne faccio un problema. Ecco, forse è stata qua la chiave per arginare il medesimo.

Prova a dirti "e allora?!" ogni tanto. Perché per me, fregarsene della parte di noi stessi che non ci piace, non è poi una cosa brutta.

Mi viene da ridere se penso ad un paragone che ho fatto una volta: dentro di noi c'è come un parlamento, dove ognuno vuole dire la sua. C'è il bastardo, c'è il buono, c'è il compassionevole, etc etc. Però, a presiedere l'assemblea ci sono io, la mia parte conscia. E non sta mica scritto da nessuna parte che tutti debbano avere diritto di parola. Speriamo solo che non ci sia nessun colpo di stato, altrimenti è un casino.

Qualche parola di troppo? Forse. Qualche sciocchezza? probabilmente. Anzi, conoscendomi, sicuramente.

Sicuramente non ho nemmeno capito come ti senti, ma se non altro volevo dirti che un po' ti voglio bene, ecco :-)

Unknown ha detto...

E' assodato che la depressione è una malattia. Come tale va quindi vissuta, cioè togliendosi o perlomeno cercando di scrollarsi di dosso tutto il fardello di sensi di colpa, il sentirsi inferiori, il sentirsi dire che "ci si lamenta di gamba sana" ecc ecc. che poi sono le cose che ti fanno sentire solo ancora peggio.

Mio papà ha passato un paio d'anni in questo stato con l'aggravante di essere il tipo che non vuole ammettere debolezze e della generazione del "di queste cose non si parla" per cui per uscirne ci ha messo un sacco di tempo rifiutando (non cercando) l'aiuto di nessuno.

L'importante è sapere contro cosa stai lottando, conoscere i possibili mezzi di lotta e prendersi il tempo per lottare, senza fretta, coi tempi necessari, magari accettando che ogni tanto possa anche prendere il sopravvento "lei"...

Mi sembra che tu abbia i mezzi caratteriali per poter tenere la GB sotto controllo :-)

un bacio
cv

Unknown ha detto...

Senti, ma detto fra di noi, il feng-shui sconsiglia il viola...

Una bella imbiancatura del blog in giallo sole?

Unknown ha detto...

CV occhio a dire certe eresie =)

Pythia ha detto...

Trovo strano che sia più difficile rispondere qui che scrivere la pappardella là sopra: non è la prima volta che tento una risposta, spero sia la volta buona ;)

@Helios: sei dolcissimo, non ho parole.
Mi piace l'idea del "parlamento", mi ha fatto ridere immaginare aiziP con il cappello da Napolenone che cerca di fare un golpe...
Ultima cosa: il discorso dell'accettazione me l'ha fatto pure la dott: fossi in te inizierei a preoccuparmi ;P

@Civvì: il viola è come la mia coperta di Linus, se me lo togli vado in crisi! Il blog non si tocca, ma sto pensando seriamente di dipingere di giallo le pareti di camera mia! Nel frattempo ho un copriletto, in lavatrice, che si sta decolorando: per chissà quali misteri della chimica, da viola sta diventando arancio zucca - mi sa che lo tengo così.

A entrambi un abbraccio :)

Anonimo ha detto...

14/02/09 - AGGIORNAMENTO
La GB è tornata. Questa volta con improvvisa prepotenza, sgnignazzante e noncurante dei bei sogni progetti e speranze che negli ultimi giorni stavano riempendo i pensieri di Anna.
L'ha rinchiusa in camera seppellita dal piumone privandola di ogni voglia e desiderio, diventando avida compagna di ogni suo più fosco pensiero.
Al di là della porta ci sono persone sconfortate e respinte a male parole, che cadono nella provocazione di quella maledetta GB, replicandone la violenza, facendo il suo sporco gioco.
Ogni incitamento a uscire dal guscio non ha l'obiettivo personale di mettere pace al proprio cuore, ma per liberare quella povera anima aggredita dall'indolenza inviolabile e forzata e ridarle la libertà che merita e necessita.
Mi sento ferito e aggredito. Solo e pestato. Nessuna freccia ha centrato il bersaglio.
La sua forza è micidiale e non ha anticorpi. La parte più meschina è che non ce la andiamo a prendere! Lei si aggrappa senza un metro di giudizio. Però siamo colpevoli ogni tanto di porgerle una mano sapendo che lei si prenderà tutto quello a cui è capace di aggrapparsi. Perché è una GB a cui non bisogna regalare un minino spazio ne' una minuscola opportunità di prenderci alla sprovvista.
Vorrei buttare già la porta che ci divide per prenderla a sberle. Quella malvagia GB. E riprendermi la mia Anna che cammina al mio fianco sull'Ortigara, che fa le foto più colorate che abbia mai visto, che vola a 1 metro da terra trainata dal cane Molly.
Perché la vita, la propria e quella degli altri, è un bene supremo e inviolabile, che non si può rovinare, un diritto e un dovere finché è disponibile.
E bisogna sempre crederci fino in fondo e non mollare mai.
Perché le scelte dobbiamo farle noi e non lasciarle a nessun altro.

Posta un commento