Ho scoperto Deaver grazie a Faletti, che dice essere stato il suo ispiratore. Confesso che dopo aver letto "Il collezionista di ossa", Faletti mi è proprio scaduto: di Deaver ce n'è uno solo, lui poveretto riesce ad esserne solo una brutta copia, per di più affettata e costruita.
Quello che mi piace dei suoi romanzi è che spesso nulla è ciò che sembra: si creano così situazioni impervedibili che lasciano il lettore decisamente stravolto. Certo è che, una volta capito il giochetto, è anche facile indovinare cosa potrebbe succedere: con i romanzi non mi capita spesso, mentre con i racconti ci azzecco sempre.
Dopo aver letto questo suo ultimo romanzo, mi sono convinta che Deaver venga pagato a numero di pagine scritte.
Oltre 300 pagine (su 460) di assoluto niente, un inseguimento assurdo in mezzo a una foresta, con prevedibilissimi "colpi di scena". Va bene giocare sull'"apparenza inganna", ma dopo un po' inizia ad essere banale e scontato.
La seconda parte, in cui i nodi vengono al pettine, è di un semplicismo disarmante.
Lo spunto sarebbe stato ottimo per un racconto, ma non di più: così mi sembra proprio una presa per i fondelli.
100 anni di radio
1 mese fa
3 responsi:
Ma alla fine quest'uomo te piace o nun te piace, che non si capisce mica...?
L'Oracolo non rivela e non nasconde, parla per cenni :-P
Deaver in genere mi piace molto, è raro che resista dall'acquistare un suo libro appena esce: però questo qui non mi è proprio piaciuto.
Se Faletti ha preso dal maestro, si capisce come ha scritto i suoi libri ("io uccido" a parte)!!! Una raccolta di luoghi comuni ed inutili descrizioni ridondanti dindondan!!!
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