Già mercoledì sera l'avevamo intuito, ma lo spettacolo che ci si è presentato questa mattina aveva dell'incredibile: io assomiglio a un procione, con la mascherina bianca sugli occhi, e posso sfoggiare un'abbronzatura da muratore, con il segno della t-shirt; Apollo ha le gambe pezzate di rosso e bianco, con il segno dei calzettoni nitidissimo sugli stinchi. D'accordo, abbiamo sottovalutato di grosso il sole della montagna, e ora ne paghiamo le conseguenze.
Giornata di riposo, con sveglia libera e pisolino del dopo pranzo.
A metà pomeriggio decidiamo di scendere a Corvara: dato che i parcheggi sono tutti a pagamento*, abbiamo preferito prendere il bus, che ferma a due passi da casa. Arriviamo con venti minuti di anticipo sull'orario di partenza, ma ne aspettiamo altri venti senza vedere traccia di mezzi pubblici, se non in direzione opposta. Ormai erano le cinque passate, e stanchi di aspettare inutilmente abbiamo preso l'auto. A Corvara abbiamo chiesto lumi a riguardo e la signorina dell'ufficio informazioni era stupita quanto noi dei ritardi. A quanto abbiamo capito dai discorsi dell'autista del bus di ieri, pare che lo stesso mezzo faccia diverse tratte durante uno stesso turno, quindi è facile che i ritardi si accumulino: certo che se questo è il modo di incoraggiare l'uso dei mezzi pubblici, qualcosa davvero non va.
*In realtà, l'ultimo giorno di vacanza (ovvio) abbiamo scoperto che ci sono le linee blu del parcheggio a pagamento, ma sulle macchinette per il ticket è indicato che non si paga. Sono strani questi altoatesini.
100 anni di radio
1 mese fa
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