Ovvero: breve corso di scrittura ad alta quota, con Beppe Severgnini.
Fatta incetta di volantini e libretti promozionali all'ufficio del turismo, scopriamo con piacere gli incontri "Un libro un rifugio": autori come la Mazzantini, la Ravera, l'english man Caprarica, Mauro Corona presentano uno dei loro lavori oppure un libro che particolarmente ha influenzato la loro vita.
Martedì pomeriggio è stato il turno di Beppe Severgnini, offertosi come maestro semiserio di italiano per e-mail. Prendendo spunto dal suo libro "L'italiano", ha dettato i dieci grandi peccati dello scrittore, introdotto da brani musicali a tema: non usare dieci parole quando ne bastano tre, evitare anglicismi, sigle e abbreviazioni, usare correttamente la punteggiatura, evitare due "che" nello stesso periodo, non abbondare di puntini di sospensione e virgolette (ne manca qualcuna, ma non ho preso appunti).
Lezione divertente e spiritosa, con un piccolo neo: il giornalista si è presentato con 15 minuti di ritardo perché gli organizzatori non l'avevano avvisato che il centro di Corvara diventa zona pedonale dalle 17 alle 22. Organizzazione devo ammettere carente anche sotto un altro punto di vista: la lezione sarebbe proseguita anche il mercoledì mattina, presso il rifugio Col Alt, che poteva ospitare solo un centinaio di ascoltatori. Per questo, alla fine della prima parte, è stato comunicato ai presenti di prenotarsi per il giorno seguente, lasciando il proprio nome all'ufficio del turismo: così le due povere ragazze, in pieno orario di chiusura, si sono viste invadere l'ufficio da un'orda di turisti entusiasti, poi arrabbiati per essersi sentiti dire che di questa prenotazione non sapevano nulla e che non ci sarebbe stato tempo di raccogliere tutti i nominativi. Visto che gli organizzatori sapevano già da un pezzo che la seconda parte della lezione di Severgnini si sarebbe tenuta in un luogo a capacità limitata, avrebbero tranquillamente potuto inserire una noticina in calce alla presentazione dell'evento, o apporre un avviso in bacheca.
Raggiungere il rifugio Col Alt presentava un piccolo problema: andare a piedi, partendo all'alba per arrivare entro le dieci, o prendere la cabinovia. Che non sarebbe un problema in sé, se la sottoscritta non avesse il terrore di questi aggeggi infernali. Apollo ha insistito tanto che è riuscito a convincermi: e cabinovia è stata. Per fortuna il viaggio è durato appena cinque minuti, credo che di più non avrei resistito: stare in un uovo di metallo appeso a un filo e sospeso sul vuoto non mi fa sentire per niente al sicuro.
La seconda pare della lezione si è tenuta all'aperto, sotto un sole che picchiava duro: abbiamo appreso le sedici regole d'oro per scrivere bene, accompagnate da test e verifiche a sorpresa. Riassumendo: avere qualcosa da dire, dirlo, farlo brevemente, rileggerlo, scriverlo esatto, chiaro, in modo interessante, in italiano; usare correttamente i congiuntivi, non abusare degli aggettivi né delle maiuscole, non abbondare di metafore e citazioni (che vanno sempre attribuite).
E' stato stranissimo trovarsi di nuovo a lezione, volontariamente e con gusto: non ho imparato nulla di nuovo, ma ho avuto conferma che quanto so è buono, non solo a livello di ortografia e grammatica. Qualche difetto ce l'ho, come i puntini di sospensione e le virgolette: ho preso l'impegno di usarli di meno e se dovessi tornare ad abusarne siete autorizzati a bacchettarmi.
A fine lezione, zaino in spalla, ci siamo incamminati per un giro panoramico della zona: tra prati e boschi abbiamo fatto un gran bel giro. Apollo si è anche mostrato nella sua versione "San Francesco", facendo i grattini sulla testa a una mucca.
Finché siamo rimasti in quota, tutto è filato liscio: i problemi sono arrivati con la discesa. Il sentiero che avevamo preso si è interrotto nel nulla e già mi vedevo a dover tornare indietro. Poi abbiamo scoperto un'indicazione non proprio in vista per proseguire verso valle: e aver incontrato altre persone che giungevano in senso opposto ci ha fatto ben sperare. Arrivati a un certo punto, però, ci siamo trovati in difficoltà: il sentiero incrociava una zona appena disboscata, con ramaglie e tronchi a intralciare il passaggio. Vedere la costa del monte così violata mi ha impressionata profondamente: so che sono lavori organizzati, per il bene stesso del bosco, ma ho sempre la sensazione di una violenza imposta, non naturale.
Il resto del percorso non è stato affatto facile: il sentiero era parecchio scosceso, con ghiaia e sassi a renderlo ancora più duro. Sentire il rumore delle auto non mi è mai sembrata una musica migliore!
Stanchi, con le gambe a pezzi, e pure scottati dal sole che avevamo sottovalutato, abbiamo deciso di prenderci un giorno di riposo: per celebrare l'evento, siamo andati a caccia di stelle cadenti appena calato il buio. Appollaiati su una panchina, col vento che si divertiva a congelarci, abbiamo assistito a uno spettacolo incredibile: non so se fosse per l'atmosfera più rarefatta, ma le stelle lasciavano una scia nitidissima e persistente, come non avevamo mai visto. Con stelle del genere, i desideri devono avverarsi per forza!!!
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1 mese fa
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