"Finché non cala il buio" è finito non so come nella mia lista dei desideri: quando mi sono resa conto che è l'ispiratore della serie True Blood, trasmessa da Fox, di cui non ho una grande opinione pur avendo visto solo la pubblicità, ho pensato di metterci una croce sopra (perdonate l'ironia).
Di questa lista dei desideri ho anche una versione cartacea che sfoltisco man mano che richiedo libri in biblioteca: avendo sotto mano solo i titoli, non mi è sempre facile capire cosa effettivamente sto ordinando, ma saperlo nella mia lista mi basta. Così è stato anche per questo romanzo; quando mi sono ricordata della sua discendenza televisiva era ormai sul mio comodino pronto per essere letto: per fortuna la mia curiosità ha avuto la meglio, perché altrimenti mi sarei persa una serie di romanzi interessante e particolare.
Mi piacerebbe sapere qualcosa di più della Louisiana, dato che pare ispirare racconti legati ai vampiri: le Cronache della Rice sono ambientate per lo più a New Orleans, le avventure descritte dalla Harris si svolgono a Bon Temps, una cittadina immaginaria dello stesso stato.
La particolarità della serie è che in un'America contemporanea i vampiri non sono più costretti a nascondersi, restando nel mondo delle leggende, ma grazie al sangue artificiale "True Blood" possono smettere di nutrirsi di umani e uscire finalmente allo scoperto. Questo comporta delle difficoltà: l'integrazione è difficile, perché nonostante sia diffusa la tesi secondo cui i vampiri sono semplicemente persone con una strana allergia, la discriminazione è sempre dietro l'angolo. C'è chi è semplicemente diffidente, chi invece apertamente ostile, tanto da fondare una Compagnia che ha lo scopo, non così segreto, di sterminare tutti i succhiasangue, che siano ligi alle regole oppure no.
Per i vampiri è difficile inserirsi in un mondo dal quale si sono sempre sentiti esclusi ed adattarsi a delle regole completamente diverse da quelle che si autoimpongono da secoli: per di più, il richiamo del sangue naturale è molto forte e anche se non è necessario arrivare ad uccidere l'essere umano di cui si nutrono, la "bevutina", per dirla alla Lestat, è comunque malvista.
Viene ripreso il topos del vampiro che non sopporta aglio, croci e luce del sole, che durante i giorno si rifugia in una bara e che può, con la forza del pensiero, attirare a sé le vittime prescelte. A differenza dei vampiri della Rice, decisamente incapaci di avere un rapporto sessuale, quelli della Harris sono fin troppo esuberanti: il sesso sembra essere una componente fondamentale non solo della loro vita, ma anche del modo in cui si nutrono. Pare infatti che il succhiare sangue provochi una reazione di intenso piacere e che nel momento clou di un rapporto provino l'irresistibile desiderio di mordere il proprio partner. A questo si aggiunga che il sesso con un vampiro è particolarmente eccitante: così si spiegano le varie persone che scelgono un compagno non-morto.
Ma non sono solo i vampiri a popolare le strade di Bon Temps: troviamo infatti anche umani telepati, mutaforma che con la luna piena prendono sembianze ferine, e perfino una menade vagabonda.
A rendere ancor più interessanti le vicende narrate c'è un parallelo giallo: anzi, si potrebbe dire che sono romanzi gialli con protagonisti vampiri e creature soprannaturali. Forse l'intreccio è prevedibile, già letto in altri romanzi polizieschi, o trova una soluzione un po' troppo semplice, ma non dispiace.
Non sarà alta letteratura, ma in confronto ad altre letture del genere la Harris è certamente una buona scelta.
100 anni di radio
1 mese fa
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