Tempo fa, sul Venerdì di Repubblica avevo letto una recensione di un romanzo di recente pubblicazione: La voce degli angeli, di J.R. Ellory.
Prenotato in biblioteca, l'ho letto in tre giorni.
Joseph narra della propria infanzia in un paesino della Georgia negli anni '30, sconvolta dagli omicidi di quattro ragazzine, sue coetanee e compagne di classe. Con gli amici più fidati costituisce un gruppo, "gli angeli custodi", per sorvegliare le amiche ed impedire che i delitti si ripetano.
La guerra che nel frattempo era scoppiata in Europa, la diffidenza verso gli stranieri, in particolare tedeschi ed italiani, anche se inseriti da anni nella comunità, un incendio doloso con terribili conseguenze, sbalzano bruscamente Joseph nel mondo degli adulti. La sua innocenza, già compromessa nel trovare il cadavere di un'amica brutalmente uccisa, crolla nel constatare che tutto l'impegno messo nell'incarico scelto non è servito che la vita ha per lui in serbo altro dolore.
La madre, vedova, improvvisamente impazzisce; la donna che Joseph ama muore altrettanto inaspettatamente: a lui non resta che fare le valigie e rifugiarsi a New York, lontana mille miglia dal suo inferno personale. Ma i fantasmi del passato torneranno a tormentarlo anche qui, come se l'avessero scelto come vittima predestinata.
Un romanzo avvincente, tiene incollati dalla prima all'ultima pagina: non poter sottolineare quelle frasi che mi hanno colpita è stata una tortura: le ho trascritte nella scheda del libro. Una per tutte:
Forse ci sono parole che non possono essere né dette né sussurrate, parole che si possono solo scrivere su un foglio che poi pieghiamo a barchetta e posiamo sull'acqua perché la corrente lo trascini lontano.
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