10 marzo 2010

Come David Crockett - 3

Come scrivevo ieri, mi ritrovo al freddo e al gelo: lasciamo perdere la neve che scende a fiocchi grandi come frittelle, mi sento troppo presa per i fondelli.

Già ieri mattina aveva iniziato a soffiare una tramontana di quelle potenti, tanto che sentivo le tapparelle e i vetri tremare: il vento ha continuato per tutto il pomeriggio, senza fermarsi un secondo.
Apollo è arrivato per cena, portando qualche fiocco di neve mezzo congelato, nel solito turbine di vento.
Ci piazziamo sul divano, davanti al caminetto, a guardare Dottor Casa: sul più bello della puntata, e non poteva essere altrimenti, salta la luce.
Non ho mai capito bene come funzionano i salvavita di questa casa, l'impianto è un po' vecchiotto: dopo mezz'ora di black-out chiamo i vicini per sentire se anche loro fossero al buio, e ne ho ricevuto conferma.
Fuori il vento continuava ad ululare, ero senza luce e pure praticamente senza acqua: stavo meditando di fare i bagagli e chiedere asilo politico a casa, ma un po' di sano orgoglio l'ha avuta vinta. Perché appena saltata la luce ho chiamato i miei per chiedere come regolare il salvavita, e nessuno si è premurato di chiamare più tardi per sapere in che condizioni versavo: la prima telefonata è arrivata stamattina, era mamy che aveva problemi con una e-mail, no comment.
Con Apollo portiamo giù il secondo letto, il mio era già piazzato in salotto davanti al caminetto: con i nove gradi di camera mia non era il caso di dormirci.
E via di pigiama party! Alle undici la luce era ancora ko, ci siamo ficcati sotto i piumoni doppio strato a guardare il fuoco.

Un pensiero mi fulmina: se manca la corrente, il frigorifero non va, e io ho il congelatore pieno - già mi vedevo a cucinare l'impossibile per salvare il salvabile. Apollo va alla finestra e si accorge che nella casa vicina ci sono le luci accese: corro in rimessa (ovviamente i salvavita sono fuori mano, questa casa è da demolire e ricostruire, fondamenta escluse) e ripristino la corrente.
Con il cuore in pace, ma le orecchie tormentate dall'ululare del vento, ci rimettiamo sotto i piumoni: alle cinque e mezza mi sveglio e fuori imperversa ancora la bufera. In salotto la temperatura è scesa, così accendo la stufa, che porta un po' di tepore. Apollo sembra un baco da seta, tutto abbozzolato nella sua coperta, testa compresa, e dorme di gusto, beato lui.
A metà mattina arriva la beffa della neve: Apollo abbandona la nave onde evitare di restare bloccato con la macchina in questa landa desolata - solo per evitare che papy lo sgami, non vuole che noi si dorma more uxorio. E se per caso l'avesse scoperto, mi avreste sentito urlare fino in Sicilia: genitori snaturati che non mi ritrovo, almeno qualcuno che si preoccupi per me nel momento del bisogno!

Quando ormai avevo perso le speranze di aver ripristinata la caldaia, dubitando seriamente che il tecnico girasse col gatto delle nevi, ecco che arriva prima la telefonata di papy, poi l'omino in persona.
Non torno sulla impraticabilità della caldaia, mi è bastato sentire il simpatico tecnico tirare giù tutti i santi del paradiso, con papy che faceva il controcanto. E se papy tira giù anche un solo santo, sono cavoli amari.
Da mezz'ora i termosifoni sono tornati a scaldare: il camino e la stufa sono ancora accesi, tanto per scrupolo. Forse lassù qualcuno mi ama.

1 responsi:

Io con me e me stessa ha detto...

In ufficio oltre ai caloriferi abbiamo acceso anche il climatizzatore: stamattina quando sono arrivata mi ha aperto la porta il pinguino!

Posta un commento