Robin Hood ha affascinato generazioni di autori, prima nella letteratura e infine nel cinema: un uomo, forse un nobile caduto in disgrazia, che ruba ai ricchi per dare ai poveri e si rifugia con i compari nella foresta di Sherwood può solo suscitare simpatia, vuoi per solidarietà contro i soprusi, vuoi per l'amore per l'avventura, vuoi per il fascino di una figura leggendaria.
Chi è nato alla fine degli anni '70, o successivamente, è certo rimasto influenzato in modo indelebile dal capolavoro della Disney, che racconta le avventure di questo mascalzone tra canzoni e scherzi: il giorno successivo alla trasmissione in tv del cartoon, tutta la scuola cantava del "principe fasullo d'Inghilterra" e giurava il silenzio con la formula "ragni, serpenti, scorpioni e zanzare, se faccio la spia ch'io possa crepare".
Nel 1991 Kevin Reynolds dà alla luce un vero gioiello, Robin Hood, il principe dei ladri: chi non l'avesse visto è pregato di rimediare al più presto. Un Kevin Costner in gran forma sfugge alla prigionia in Terra Santa e torna al suolo natio accompagnato da Morgan Freeman in debito di vita, e tutto il resto è storia: lo sceriffo di Nottingham che opprime il popolo, lady Marian che aspetta l'innamorato, la combriccola di ladri che si nasconde nel bosco, con furti acrobatici, suspense, romanticismo e un bel po' di botte da orbi.
Proporrei una legge che impedisca il remake o la rilettura di un film di successo prima di vent'anni: ci risparmieremmo storie strampalate "perché sennò è uguale al precedente" nonché il biglietto del cinema.
Il Robin Hood di Ridley Scott, uscito nelle sale lo scorso fine settimana, ne è un esempio perfetto: partiamo dalla storia, che stravolge tutto ciò che sappiamo.
Riccardo Cuor di Leone non è quel re giusto e amato che tutti crediamo, anzi: è un gran bastardo, despotico e lunatico, che vorrebbe il parere di una persona sincera, ma quando lo trova mette alla gogna il sincero e i suoi amici. Robin è "Hood" solo per un istante: prima soldato sfuggito alla sconfitta degli inglesi, poi ladro di identità per salvare la pelle, di nuovo fuggiasco in terra inglese, coraggioso incitatore di folle per il bene dell'Inghilterra e, finalmente, negli ultimi 30 secondi, fuorilegge.
Tra un salto di luogo all'altro si fa fatica a star dietro alla trama, neanche fossimo in un film di James Bond. Le situazioni umoristiche sono appena abbozzate e si sgonfiano come un palloncino bucato, lasciando un sorriso appena accennato; le battaglie tutto-fumo-niente-arrosto ricordano ben più che vagamente il Massimo Decimo Meridio del Gladiatore; il romanticismo è di una banalità disarmante; le sorprese e gli intrighi restano molto epidermici. Una noia mortale.
Russel Crowe è un po' troppo in carne per essere credibile come crociato che ha attraversato l'Europa tra gli stenti e le battaglie; non ha il carisma che gli viene attribuito dagli amici, che lo seguono come fosse La Luce; si risveglia all'improvviso dopo una chiacchierata che ricorda una seduta di ipnosi e ta-daaa! eccolo, l'eroe che unisce il popolo contro il nemico.
Cate Blanchett è sicuramente una lady Marian più tosta di chi l'ha preceduta sulle scene, ma la sua fugace comparsa come Giovanna d'Arco è poco credibile: veste di un'armatura completa di cotta di maglia, la stessa che l'aveva fatta cadere per il peso non indifferente nell'aiutare Robin a toglierla.
Il dottore dai capelli rossi di E.R. Scott Grimes è uno Will Scarlett poco sfruttato nel suo potenziale: nonostante gli spunti numerosi, resta una macchietta sciocca e insulsa.
Little John è una presenza fisica, nel senso che occupa spazio e basta: di più non si può dire.
L'accoppiata Scott-Crowe questa volta non dà gli esiti sperati: sono andata al cinema un po' prevenuta e ne sono uscita tristemente vittoriosa nel mio pronostico.
100 anni di radio
1 mese fa
4 responsi:
Noooo, non dirmi così! Vado domani sera a vederlo, dato che Mr Ridley Scott (che, cito i Bluvertigo: ha avuto grandi intuizioni) è sempre all'altezza (da cancellare "Un'ottima annata" che di ottimo aveva solo lo spettacolare casolare). Peccato, però. C'è da dire che i tempi de Il Gladiatore sono ben lontani ed è ora di smetterla di far trigare il povero Russell in ruoli da macho (ormai la pancetta si vede e anche un po' troppo). Boh, mi riservo almeno lo spettacolo registico e le scenografie, sicuramente splendide.
P.S. Lo screenshot è mio!!! YEAHHH :D
Non per scoraggiarti, ma a me è piaciuto molto di più "Un'ottima annata", che mi rivedrei n-volte ;-) E tra parentesi, è uno dei rari casi in cui il film è meglio del romanzo cui si è ispirato.
Aspetto con ansia la tua recensione: la regia effettivamente merita, e le scenografie pure :-)
Lo screenshot non avevo notato che fosse tuo :D
Veramente non mi era piaciuto neanche il film del 1991 con Kevin Costner nella parte dell'eroe: marchiane inesattezze storiche e anche una serie di cose del tutto incredibili, anche se la storia è abbastanza "Disney". Questa ovviamente è solo la versione moderna della storia (per intenderci nella versione più antica, Robin non rubava ai ricchi per dare ai poveri). Al riguardo ho fatto recentemente riferimento in una voce di Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Ladro_gentiluomo (graditi i miglioramenti, ovviamente).
A me è piaciuto un sacco invece. un punto di vista diverso, una forte connotazione storica e patriottica.
e una stupenda Cate Blanchet! ;)
posso immaginare che chi si aspetta il ladro che ruba ai ricchi per dare ai poveri possa rimaner deluso. fa parte della teoria delle aspettative (detta anche dell'uovo di Pasqua).
è sarebbe venuto fuori un'altra pellicola che racconta una storia banale. ma Ridley Scott è un tipo da banalità?
nella leggenda Robin Hood non era quel fighetto impersonificato dall'uomo che balla coi lupi ma un compagnone con la bonza da birra.
Scott si concentra di più sulla storia e la narrazione a discapito dei personaggi spalla. altrimenti il film ci avrebbe tenuto col culo sul sedile del posto G10 e G11 per più di 3 ore!
a proposito del duo Scott/Crowe, su C5 adesso stanno facendo American Gangster!
altro che banalità!
rise and rise again until lambs become lions
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