Diario di tesi - e il fattore C

Questa mattina ho preso il mio solito treno delle 7.31 per Venezia: nella stazione secondaria che prediligo è già tanto se una voce registrata annuncia i ritardi, se proprio va bene avvisa dell'arrivo del treno dopo che è passato.
Arrivata a Venezia ero un po' intontita dal sonno, una sveglia alle sei e mezza non passa senza lasciare traccia, ma non ero così rintronata da non accorgermi di eventuali avvisi-manifesti insoliti: tutto tranquillo, niente di strano o fuori posto.
A Palazzo Mocenigo, la bibliotecaria mi chiede subito se io sapessi qualcosa di uno sciopero dei treni: cado dalle nuvole. Ok, qui vivo un po' fuori dal mondo, leggo il giornale solo le rare volte che capito per casa dei miei e l'attualità la apprendo dai blog che seguo: forse sbaglio a contare su mamy, che lei sì segue i tiggì e conosce i miei programmi veneziani.
Mi dico che probabilmente sarà come un paio di settimane fa, sciopero generale ma non dei treni.
Nel giro di dieci minuti arriva un'altra ragazza, che conferma la mia paura: sciopero dei treni dalle 10 alle 18. Cosa faccio? Mollo tutto e torno a casa, sprecando la mattina e programmando di tornare la settimana prossima? O resto, rischiando di dover aspettare in stazione tutto il pomeriggio? Decido per la seconda, rassegnata al mio destino d'attesa.
A mezzogiorno levo le ancore, faccio una capatina al negozio di alimentari a prendermi le pappe, e mi dirigo in stazione: sul tabellone tabellino-ino-ino, che per leggerlo devi avvicinarti a 20 cm - chissà perché diavolo hanno tolto la meraviglia che troneggiava sopra il bar, enorme e leggibile fin dall'altro capo del salone - vedo un treno per Verona in partenza in quel preciso momento. Corro, ma ormai era già andato.
Mi mangio le mani, penso che se non fosse stato per i tramezzini l'avrei preso, che magari il prossimo sarà soppresso, e così i seguenti...sì, mi piace il melodramma XD
E invece, magia! Sullo schermo compare il binario del successivo treno, vado a vedere e il treno è già lì. E parte pure in orario.
Mi sono commossa: queste cose non succedono neanche nei giorni normali, quando c'è sciopero è davvero un miracolo.

Gaudeamus igitur!