Tra le tante cose che mi piace fare, occupa un posto importante il tricot. Il primo lavoro è stato una sottospecie di sciarpa gialla, a legaccio, realizzata per un quarto, e subito abbandonata, in terza elementare. Già il colore non era il massimo delle mie aspirazioni: non avevo ancora la mania del viola, ma con un rosa forse mi sarei sentita più motivata. Anche i ferri che mamy mi aveva dato non erano i più adatti: 4.5, ovvero molto sottili, il che comporta un avanzamento del lavoro praticamente nullo. Ovviamente io, che ho bisogno di gratificazioni immediate, o per lo meno a breve termine, mi sono stancata subito. Non conto tutti i buchi che mi erano usciti, o le maglie lavorate così strette che era impossibile puntare il ferro.
L'impresa successiva, a distanza di anni, è stata un'altra sciarpa, con esiti migliori dal punto di vista della realizzazione (finita in 10 giorni notti di intenso lavoro), ma disastrosi per quanto riguarda il destinatario prescelto. Dopo tutta la mia fatica, mi sono trovata sola come una ciuchina in Piazza dei Signori, la vigilia di Natale, con lui stronzo maledetto che aveva qualcosa di più importante da fare. Ho "girato" quindi la sciarpa a un amico, che sicuramente l'ha apprezzata molto di più, non solo per solidarietà dopo aver sentito la storia ad essa legata.
Il fattaccio non mi ha scoraggiata, anzi, avevo preso gusto nel lavorare a maglia. Posso vantare al mio attivo una coperta, una serie interminabile di sciarpe, svariati cappellini, diverse borse, qualche scalda-collo, uno scialle (splendido e morbidissimo, mamy l'ha infeltrito al primo lavaggio), un poncho, un gilè per il mio Apollo. Nella lista, non compaiono maglioni per il semplice motivo che non riesco proprio a farli, anzi, ancora mi chiedo come sono riuscita nel gilè. Il mio problema è la lavorazione troppo morbida: impazzisco nel destreggiarmi tra i campioni, che immancabilmente non corrispondono. Il risultato è sempre lo stesso: un pezzo di maglia, di solito il dietro, grande 3 taglie in più, tutto "slanegato", come si dice - e non si può tradurre - qui da noi.
Da prima di Natale mi sto cimentando con un maglione a costa inglese, bianco panna: l'ho già iniziato tre volte, la prima era enorme, la seconda un po' meno, la terza era anche giusto, ma la lana non mi sarebbe bastata per realizzarlo tutto. In condizioni normali non sarebbe un problema: ma la lana che ho a disposizione l'ha acquistata mamy 20 anni fa, quindi devo farmela bastare. E non se ne parla di tingere il maglione, una volta finito. L'ho già fatto, qualche anno fa, e mi è bastato: mai più!
100 anni di radio
1 mese fa
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