24 febbraio 2008

Occhiolino

La comunicazione non verbale mi mette in seria difficoltà: di uno sguardo fisso su di me, sento solo il disagio e non riesco a cogliere le sfumature che vanno dall'ammirazione alla perplessità. "Perché mi guarda? Cosa vuole da me?" - e non vado oltre. Del contatto fisico, anche il più innocuo, come una mano sulla spalla, ho il terrore: appena capisco che una persona è "tattile", cerco di starmene alla lontana. Come Patrick Swayze insegnava in Dirty dancing, questo è il mio spazio, quello è il tuo, e guai se sconfini.
Preferisco la chiarezza delle parole, la praticità dei fatti concreti: "ti stimo", "non sono d'accordo", "andiamo a prendere un caffè insieme?".
Ieri, al corso, ero seduta tra mia madre (essere andate insieme, per quanto mi riguarda, è stato un errore: niente di catastrofico, ma mi sono sentita "sorvegliata" tutto il tempo) e un ragazzo che c'era anche al corso base di gennaio. Senza cattiveria, lo definirei il classico orso: sta per conto suo, tende a essere diretto e anche un po' rude, forse anche perché è di poche parole. Io ero un po' a disagio, perché con mia madre non parlo e con lui non avevo nulla da dire: con certe persone riesco ad aprirmi senza problemi, mentre con altre tendo ad aspettare che facciano loro un primo passo. Qualche volta ho l'impressione di percepire un confine, una barriera, e siccome so che non sempre è gradita un'intrusione nel proprio spazio personale, preferisco aspettare un segno di "via libera", pur mostrandomi aperta al dialogo. Durante la mattinata, avremo scambiato sì e no 3 parole. Ad un tratto, senza alcun motivo apparente, si volta verso di me e mi fa l'occhiolino, per poi voltarsi di nuovo verso il relatore. Perchè??? Cosa vuoi dalla mia vita??? Che senso ha? Eh? Eh? Eh?
La morosa ce l'ha, ed era pure di fianco a lui, quindi escludo una qualsiasi manifestazione di apprezzamento nei miei confronti (per cosa poi, non si sa).
Espressione di confidenza? Ma quale? Dove? Chi ti ha chiesto niente!
Fastidio: ecco l'unico risultato. Disagio, quando magari l'intenzione era quella di ottenere l'effetto opposto.
L'ho definito un orso: ma tra noi, il vero orso sono io.

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