24 aprile 2008

Sulla cima dell'Olimpo

Ci sono persone che acquistano ai nostri occhi un'aura speciale, solo per il fatto di appartenere a una data categoria: calciatori (Ehi, quello non gioca nel Vicenza? Figo!), attori (Ma non è quello del Maxibon?) , veline (eh?).
Una volta era l'America, il mito di Hollywood, quando le stelle del firmamento erano a portata di mano, magari semplicemente appiccicati al muro con un po' di scotch. Le icone di oggi sono forse più "tramontabili", durano il tempo di una trasmissione, e poi finiscono su un'isola deserta.
Qualche anno fa, a carnevale, in campo Santa Margherita c'era il palco di MTV: nonostante il tempo pessimo, con pioggia a catinelle, c'erano sempre gruppi di ragazzine urlanti, in adorazione di chissà quale vee-jay. Io passavo e sorridevo sotto i baffi, ignara che nel giro di un lustro mi sarei trovata in una situazione simile.
Non mi sono invaghita di un cantante, né stravedo per qualche attore: i miei sospiri vanno a quel genere transitorio, indistintamente maschio o femmina, che porta il nome di "dottorando".
Li ho visti per la prima volta un anno fa, durante un convegno organizzato dalla mia Facoltà: sarà stata l'atmosfera di Ca' Dolfin, nei suoi stucchi e specchi antichi, ma sono rimasta folgorata da questa visione inaspettata. Poco tempo dopo li ho visti ancora più da vicino, così sicuri di sé, splendidi nella loro élite, così vicini ai professori da poter dare loro del tu. Esseri bellissimi e magici, inavvicinabili per una comune studente come me - e anche se li avvicinassi, che mai potrei dire loro, che sanno tutto? -sospiro-
Invece oggi è successo il miracolo: baciata dal sole, un po' goffa con il mio pile (sì, lo so che fa caldo, ma in aula si congela!) e il mio trolley, aspetto il vaporino per andare a lezione. Sono in fila per salire e con la coda dell'occhio scorgo un profilo conosciuto: il dottorando del professor B., che incredibilmente mi riconosce. Quando risponde al mio "come va?" raccontandomi della festa della sera prima, non credo alle mie orecchie: un dottorando che parla con me? Ancora più incredibile è stato l'invito ad unirmi a lui alla ricerca di uno studio di un pittore che aveva conosciuto: per la lezione c'era tempo, e anche i dottorandi erano invitati a seguirla, quindi non avrei fatto tardi. Lungo la strada incrociamo una dea, un'altra dei pochi eletti: subito attacchiamo bottone, ridendo e scherzando. Di fronte alla porta che avrebbe dovuto essere quella dello studio dell'ignoto pittore, che abbiamo scoperto essere in realtà quella dell'Ordine degli Avvocati, veniamo intercettati da un altro dottorando. E tutti insieme a prendere un caffè, per caricare le batterie in vista della lezione dall'orario infido (12-ad libitum).
La lezione era programmata nella solita aula della già lodata sede di San Basilio: incredibile ma vero, i dottorandi non la conoscevano, così mi sono trovata ad essere io a guidare loro.
Il mio idillio personale è finito quando ho optato per sedermi tra le prime file, come al solito: una regola non scritta vuole che i dottorandi si siedano vicini, un po' discosti da noi miseri mortali.
Chissà se mai io sarò una di loro? -doppio sospiro- Intanto mi limito a sorridere di me stessa, un po' sciroccata a perdermi, alla bellezza di -enta suonati, a spasimare per persone normalissime: ognuno ha i suoi miti, e forse i "miei" faranno qualcosa di più che finire su un'isola...

2 responsi:

Anonimo ha detto...

ognuno ha i suoi miti, e forse i "miei" faranno qualcosa di più che finire su un'isola...
Lo spererei... visto che una volta ricca (e famosa? ceeeeste!!!! Preferisco la riservatezza) deciderò che mi manterrai! :-D
SMACK

Sara ha detto...

eheh! da noi sono gli specializzandi.
anzi... per le matricole chiunque giri con un camice!
una volta dovevo ritirare il libretto di tirocinio in segreteria e per farlo si supera tutta la fila senza numeretto. noi eravamo a un misero tirocinio così siamo andate in camice. però era periodo di iscrizioni così era pieno di future matricole che ci guardavano con l'aria sognante..... se penso che io volevo consigliare a loro solo di scappare...
notte, sara

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