2 settembre 2009

Chiare, fresche e dolci acque

Da qualche tempo, nei ristoranti viene servita, al posto dell'acqua minerale, quella microfiltrata: spesso in caraffe differenziate tra naturale o frizzante, talvolta in bottiglie con tanto di etichetta personalizzata.
Si tratta della solita acqua di rubinetto, filtrata da una macchina apposita, che può anche addizionarla di anidride carbonica.
La differenza tra l'acqua di casa e quella minerale è semplice: la prima subisce un trattamento che "consiste nella rimozione delle sostanze contaminanti dall'acqua grezza, proveniente da invasi artificiali"(fonte: Wikipedia), mentre la seconda "sgorga da una o più sorgenti (naturali o perforate) di falda sotterranea"(idem).
In termini di costi, "un litro di acqua in bottiglia costa circa quanto 1000 litri di acqua del rubinetto (circa 0,80÷1 euro al m3 di acqua, che equivale appunto a 1000 litri)" (idem). Questa differenza è dovuta ai costi di imbottigliamento e di trasporto, che per ovvi motivi l'acqua di rubinetto non ha.
L'acqua del sindaco è sottoposta a controlli giornalieri e deve entrare in parametri fissi: non è vero quindi che sia peggiore delle acque minerali - e noi vicentini siamo particolarmente fortunati, dato che la nostra acqua è tra le migliori d'Italia (ok, la fonte è di parte).
In sintesi, due origini diverse, due costi diversi, un risultato simile che non va affatto a discapito dell'acquedotto, tanto che più di qualcuno tende a scoraggiare l'acquisto delle acque in bottiglia - anche per una questione di residui di plastica, non sempre (correttamente) riciclati.
Ed eccomi al punto: se al ristorante/bar è giusto pagare l'acqua minerale (qui non discuto del prezzo, che talvolta è davvero esorbitante), non trovo corretto applicare la stessa tariffa all'acqua microfiltrata*.
D'accordo, serve una macchina e servono dei filtri, e aggiungiamoci anche le caraffe personalizzate: sono convinta però che tutto questo ambaradan non giustifichi il prezzo finale. E soprattutto: a cosa serve trattare un'acqua che è già trattata e resa potabile? Posso capire che sia necessario in zone dove l'acqua non abbia un gusto gradevole: quando stavo a Venezia, alcuni anni fa, dovevo usare l'acqua minerale anche per fare il tè. Certo è che dove l'acqua sia buona è un'operazione inutile.

*Altroconsumo tempo fa aveva pubblicato un'indagine sulle caraffe filtranti per uso domestico: non ho la rivista sottomano, ma ricordo che la conclusione era che l'acqua ottenuta non è affatto migliore di quella del rubinetto, anzi, risulta anche eccessivamente impoverita di minerali naturalmente presenti.

1 responsi:

Ale ha detto...

Voglio anche sottolineare che molte acque minerali sono imbottigliate nello stesso stabilimento per diverse etichette appartenenti a diverse aziende (o anche alla stessa azienda).
Poi questa bottiglie di acqua minerale ce le ritroviamo sugli scaffali dei supermercati a prezzi differenti.
Perché?
Logiche di mercato.
Sono prodotti uguali l'un l'altro ma con diverse strategie di mercato e diversi costi di promozione.
E indirizzate a diverse fasce di mercato a seconda dei prezzi.
Finché la falda vicentina non sarà ancora danneggiata (vedi www.nodalmolin.it/spip.php?article1) io preferirò sempre l'acqua di Achille (o chi per esso)!

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