12 settembre 2009

Vampiri&C: Anne Rice

Anne Rice, autrice americana di New Orleans, è la "Regina dei dannati": cupa, visionaria, profonda, sa descrivere con grande attenzione un mondo che non è il nostro, ma che gli somiglia molto.
Sembra ossessionata dalla non-morte: oltre che di vampiri, narra di demoni che bramano un corpo umano per diventare esseri immortali, ma di carne; di faraoni egizi che scoprono un siero dell'immortalità e che, nonostante le remore iniziali, non si fanno poi troppi problemi a dispensarlo a destra e a manca; di uomini schiavi del tempo e dell'uomo che possiede le loro ossa.
Nonostante i loro poteri sovrannaturali, questi esseri, ma soprattutto i vampiri, sono fondamentalmente umani nelle loro passioni e nei loro desideri. Avvertono l'ineluttabilità della propria condizione che ai nostri occhi di mortali può essere un dono, mentre per loro è una dannazione. Essere privati della luce del giorno è solo l'ultimo dei loro problemi: far fronte, piuttosto, notte dopo notte a una vita che scorre davanti ai loro occhi, a un tempo che cambia in maniera vertiginosa, mentre loro stessi sono sempre uguali, immutabili nella loro perfezione. Qualcuno non resiste, sceglie di tornare a vedere il sole e così trovare la morte. Cercano la rispettiva compagnia, per dividere un destino che li accomuna, ma non resistono a lungo: forse è l'avere davanti agli occhi la crudeltà della propria e altrui sorte, forse è l'orrore di condividere un segreto di sangue e morte, forse è la loro stessa natura.
Il più umano di tutti, nonostante nel primo episodio, Intervista col vampiro, sia presentato come freddo, insensibile e crudele, è Lestat, protagonista assoluto di ciascuno dei romanzi successivi e che anche in quelli che non lo riguardano direttamente ha comunque una parte fondamentale. Interpretato magistralmente da Tom Cruise nella versione cinematografica, è con il volto dell'attore che mi figuro il vampiro: con il suo sorriso beffardo, i suoi modi alteri, il suo charme un po' spocchioso.
Della vita vuole sperimentare tutto, non si accontenta delle proprie infinite ricchezze, che anzi ormai lo annoiano: cerca compagni più antichi, si domanda il perché della propria condizione, indaga sulle origini della stirpe dei bevitori di sangue, accetta uno scambio di corpo, finisce all'inferno e poi in paradiso, come un Dante contemporaneo decisamente più cinico.
Leggere la Rice è come immergersi in un mondo ai confini della New Orleans di oggi e di ieri, che sconfina in una dimensione magica e soprannaturale: la sua scrittura raffinata descrive con profondità l'animo dei personaggi e crea alla perfezione un'atmosfera gotica e inquietante.

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