29 giugno 2010

Eredità

I parenti del ramo materno sono noti per essere dei testardi, stoici e cocciuti senza pari. Capostipite delle capetoste è il nonno, la cui parola è legge: per fare un esempio recente, qualche giorno fa mi arriva un sms della cugina, che mi avvisa che il 10 luglio è prevista la consueta riunione del parentado. "Mi raccomando - scrive - conferma subito perché il nonno è già al telefono che prenota il ristorante".
Tante volte mi sono chiesta come faccia mia nonna a sopportare tale dispotico marito: oggi l'ho capito, lei è peggio.
È tornata ieri dall'ospedale, dopo un breve ricovero per quello che pensavo essere un semplice intervento di rimozione di un nodulo al seno - questo è quello che mi ha detto mamy. Il gioco dello struzzo non le è andato liscio come al solito, visto che una degenza, seppur breve, non si può nascondere. Stamattina ho avuto triste conferma che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi: mammina non mi ha raccontato *tutto*, e avrei gradito essere più preparata alla visita post-operatoria.
La nonna sta bene, l'unico segno dell'operazione è il drenaggio che si porta a spasso in una borsa appesa al braccio: è il retroscena che fa incavolare.
Perché nonostante viviamo in un'epoca di controlli medici, pubblicità progresso, prevenzione in tutte le salse, nonostante la nonna abbia una figlia medico e un'altra biologa, si è tenuta il nodulo per cinque anni senza dire una parola. Il problema è stato scoperto perché un pomeriggio ha detto al nonno che non poteva alzare il braccio, e con la grazia tipica della famiglia (ramo materno del ramo materno, a quanto pare) è sbottata che si è tenuta in silenzio un tumore per cinque anni. Delle scene di mamma e zia ho saputo solo oggi, perché io credevo che il nodulo fosse stato trovato durante una visita di routine.
Mentre la nonna raccontava, io sentivo gli occhi spalancarmisi per lo stupore: e lei a spiegarmi che aveva semplicemente fatto come sua mamma, la mia bisnonna.
E vai di altarino in altarino: io ero convinta che la bisnonna fosse morta a causa di una fetta di focaccia che le aveva bloccato l'esofago stretto. Avevo 12 anni, ma ero abbastanza grande da capire cosa fosse la morte e la malattia: mi dispiace aver scoperto la verità perché mi divertiva sapere che la nonna era morta per un peccato di gola, sarebbe stato proprio nel suo stile. Sempre indipendente, testarda, furba, tanto che studiando la poesia di Ungaretti "La madre" era con il suo volto che ne immaginavo la protagonista.
Pare invece che anche la bisnonna avesse convissuto per anni con un tumore, senza dire nulla: erano altri tempi e lei era una donna dell'altro secolo, la posso capire. Ma la nonna no! Non capisco davvero il senso di tenersi per sé qualcosa di cui non si ha colpa, di cui non ci si dovrebbe vergognare, che se risolto per tempo è tutto guadagnato.
La nonna ha detto che non voleva pesare su nessuno, così zitta e avanti sempre: eppure oggi, dimessa da nemmeno 24 ore, era già autosufficiente. Non ha senso pensare ai "se", ma è comunque inevitabile.
Ora non so bene cosa aspettarmi, di sicuro farò una bella chiacchierata con mamy sgridandola come si deve. E mi farò spiegare una volta per tutte come ci si controlla il seno, perché col cavolo che aspetto il check-up annuale dalla ginecologa.

5 responsi:

witchblue ha detto...

Come capisco la tua incazzatura. Purtroppo, anche mia sorella ha avuto lo stesso problema di tua nonna, venuto fuori da un controllo di routine (fortunatamente). Operazione, radio, chemio. Periodo di merda. Depressione in famiglia, paura allo stato puro. Il periodo più brutto della mia vita, credo. E anche la mia famiglia è del tipo "meno si dice, meglio si vive". Bella cazzata, oserei dire io. Ma, la vita ci riserva sempre delle belle gatte da pelare e tra alti e bassi ce la stiamo facendo. In più, ora io e le altre donne della mia famiglia siamo considerate "a rischio". Morale: ecografia al seno ogni 8/10 mesi e dal prossimo anno mammografia, non si sa mai. Però, mi chiedo, perchè non mettersi a tavolino e discuterne, invece di tenersi tutto dentro e far soffrire anche chi ti sta attorno (ovviamente di riflesso, ma fa male uguale)? Cara Pizia, tieni duro e parla con calma con tua mamma e tua nonna perchè sono cose delicate e anche se a te fanno incazzare i retroscena, ricordati che, tu stessa l'hai detto, sono donne d'altri tempi e ragionano così. Di mio posso consigliarti di avere solo taaaanta pazienza e argomentare senza incazzarti: la controparte rimane basita e di solito comincia un dialogo invece che una battaglia. In bocca al lupo! Un abbraccio sincero

Demart ha detto...

Vorrei dire che quoto Witchblue. Ma di capetoste ho una certa esperienza. Solo un capotosto ha avuto questo problema (scoperto tardino, ma aveva già 91 anni, in ogni caso se lo è portato via. Era ai polmoni). Ma la vita con le capetoste è dura uguale. Non ti ascoltano. Puoi argomentare quanto ti pare, perdi solo tempo e voce. Ho imparato a non argomentare più. Se voglio ottenere qualche risultato in genere mi incazzo e urlo.

Io con me e me stessa ha detto...

Mio padre è andato avanti mesi a non dire nulla, fino a che l'hanno ricoverato d'urgenza per operarlo alla prostata .. e già che c'erano gli hanno pure sistemato il cuore che, a sentire i medici, era parecchio ballerino e forse aveva già avuto un mezzo "colpetto" ..

che dire, ogni famiglia ha la sua capatosta, ed è molto difficile capire quando invece è OBBLIGATORIO parlare.

Pythia ha detto...

Cari, grazie del supporto, che ricambio sinceramente: mal comune, zero gaudio purtroppo. Ma resta sempre la speranza che le cose si risolvano in bene.

giuseppina ha detto...

Ti ho mandato una mail, ciao

Posta un commento