21 maggio 2012

Quieto vivere

Oggi pomeriggio la ragazza cui faccio ripetizioni di italiano mi ha chiesto di studiare insieme educazione civica. Non credevo alle mie orecchie: ai miei tempi, i prof ci facevano acquistare costosi libri di educazione civica, che rimanevano avvolti nel loro cellophane per tutto l'anno.
Poi è arrivata la commozione, nel leggere come *dovrebbe* funzionare uno Stato e pensare invece a come va veramente.
Credo che a noi manchi l'educazione, il pensare ai nostri limiti nel rispetto dei diritti altrui piuttosto che ai nostri diritti e basta.
Sabato sera ero fuori da teatro ad aspettare alcune amiche; appoggiata alla balaustra, chiacchieravo con un'amica da un po'. Ad un certo punto arriva una tizia, si piazza di fianco a me e accende una sigaretta. Il fumo mi arriva in faccia: cortesemente le manifesto il mio disagio e altrettanto cortesemente le chiedo se può spostarsi più in là. Questa mi guarda come se le avessi chiesto un rene e mi dice che se il suo fumo mi dà fastidio, allora tocca a me spostarmi. Non gliel'ho mica data vinta: io ero lì per prima, lei è arrivata per esercitare un suo diritto, non un dovere, diritto che crea fastidio a me (come potrebbe crearlo ad altri), diritto pure nocivo (lei sarà libera di prendersi un cancro, io ho il diritto di evitarlo se posso). Io le stavo chiedendo una cortesia, lei pretendeva di impormi una sua scelta personale. Si è spostata, borbottando contro di me con la sua amica.

Negli Stati Uniti Apollo ed io siamo rimasti sconvolti da un'usanza stradale: capita che strade a due corsie per senso di marcia all'improvviso debbano restringersi a un'unica corsia per senso. Questo costringe i veicoli più veloci a stare dietro a quelli che non raggiungono il limite di velocità, provocando rallentamenti. Lungo questi tratti a un'unica corsia si aprono degli spiazzi sulla destra, come le piazzole di sosta delle autostrade: qui i veicoli più lenti che si accorgano di essere seguiti da altri veicoli accostano e lasciano fluire il traffico, poi ripartono. Non serve che tu faccia segni particolari, lo fanno e basta.
Qui in Italia un sistema del genere fallirebbe in partenza.
Negli Stati Uniti, la signora del teatro si sarebbe profusa in infinite scuse.

7 responsi:

EccoFatto ha detto...

Non serve arrivare fino in America:

http://www.youtube.com/watch?v=XkInkNMpI1Q

(la parte che ti riguarda è dal minuto 4:30)

Anonimo ha detto...

La signora ha, mi spiace per te tutte le ragioni. Come ben sai è vietato fumare a destra e a manca e in quei luoghi tocca a lei inchinarsi e di certo lo fa. All'aria aperta, appoggiata a una balaustra no, e quindi sei tu che devi dimostrare di saper convivere con il prossimo rispettando la sua libertà di fumare senza pretendere che chi non fuma ha ragione a prescindere e chi invece lo fa deve piegare la schiena sempre e comunque.

Cotton

Pythia ha detto...

C'è chi dice "la mia libertà inizia dove finisce la libertà dell'altro": questo è un modo rigido e talvolta scomodo di interpretare la libertà propria e quella altrui, che mette in primo piano il prossimo.

Un altro modo è considerare che "la mia libertà finisce dove inizia la libertà dell'altro": questo mette entrambi sullo stesso piano ed è a mio parere quello che la buona educazione e il rispetto dovrebbero aver insegnato a considerare.

Io sono libera di fare il barbecue in giardino, ma se il vento tira verso il cortile del mio vicino e lui ha la biancheria stesa, non dico di rinunciare al barbecue, se possibile, spostare il mio barbecue in un punto dove non crei fastidio. Io sono libera di mangiare la mia carnazza ai ferri e il mio vicino è libero di fare la massaia.
In casa mia posso fare quello che voglio e nessuno ha il diritto di venirmi a dire niente. Rispetto le regole condominiali, rispetto le distanze previste per un barbecue dai confini di proprietà e quindi chissenefrega se il mio vicino ha le camicie stese. Se il mio vicino vuole le camicie pulite che se le sposti. Questo è quello che stai dicendo, Cotton. La tua libertà calpesta quella degli altri in nome del "non è vietato e quindi posso farlo".
In condominio non è vietato suonare uno strumento musicale, a patto che lo si faccia fuori dagli orari del silenzio: ma se per caso una vicina ha un attacco di emicrania fulminante e ti chiede se per favore puoi rimandare gli esercizi di batterista dilettante, cosa fai? La mandi a quel paese perché tu puoi suonare e sei protetto dal regolamento del condominio?
Non nego che la signora avesse il diritto di fumare, non nego che tu non abbia il diritto di suonare la batteria negli orari concessi: quello che mi fa girare le scatole è che a una domanda cortese e garbata si risponda come se avessi chiesto un rene. Mi rompe che la mia libertà venga calpestata da una libertà altrui.
*Libertà*, non obbligo.
Se fossi stata sulla balaustra e la signora mi si fosse piazzata su un piede, chi avrebbe dovuto spostarsi? Io o lei?
E non tirare fuori il vittimismo da fumatore incompreso: i fumatori si beccano il torto perché hanno comportamenti invadenti e strafottenti nella stragrande maggioranza dei casi.

Anonimo ha detto...

Pizia, è molto semplice: la libertà di non avere nei paraggi una persona che fuma all'aria aperta non ce l'hai, perché a differenza degli esempi che fai e di quello che pensano fanatici americani, da lei in non realtà non hai alcun danno.

Ti conosco come persona gentile per cui voglio fare finta che tu sia la classica mosca bianca, ma ti assicuro che richieste "gentili" da parte dei non fumatori come quella ne ho ricevute a bizzeffe e trasudavano tutte un'arroganza e una soddisfazione nel credersi in diritto di dare presunte lezioni al prossimo e sentirsi più belli perché maggioranza da far paura, in parole, toni, gesti e atteggiamenti. E a furia di sentire "gentilezze" così sempre sullo stesso argomento finiscono per sembrare tutte uguali.

Ogni volta che qualcuno si inventa un nuovo luogo dove vietare il fumo (ormai a vanvera perché quelli dove è davvero utile o necessario sono finiti da un pezzo) i non fumatori esultano, ma ogni volta diventa sempre più necessario e spontaneo per chi fuma difendere gli spazi che restano, per cui non sorprenderti se ci sarà sempre più gente che reagisce. Sono certo che vent'anni fa la stessa persona, come avrei fatto anch'io all'epoca, avrebbe spento la sigaretta con un sorriso, perché si sarebbe trattato appunto di un piacere. Oggi invece reagisce perché non è possibile accettare che i già ridotti spazi siano anch'essi negati. Questione di autodifesa ormai.

Cotton

coccola5 ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
coccola5 ha detto...

Ciao! Ho trovato il tuo blog per caso (diciamo che sono capitata su A prova di crash, per la precisione) e te ne faccio i complimenti: è davvero carino.

Condivido assolutamente la tua idea: quando ho studiato io Educazione Civica, gli ultimi due anni di superiori, mi è venuto da piangere. Abbiamo una bella Costituzione, che se applicata consentirebbe a tutti di vivere in pace e meglio, invece sembra troppo difficile.
Sono stata anch'io negli Stati Uniti, in Canada, Australia e Germania: si respira un'altra aria, che molto semplicemente è quella della libertà. Rispetto l'altro come me stesso. Questo basterebbe anche da noi, ne sono convinta.

Quanto all'esempio che facevi tu, ti racconto una cosa: un mio carissimo amico è un fumatore accanito. Se andiamo da qualche parte, ogni tre quarti d'ora, ora massimo, mi chiede di uscire per fargli compagnia. La cosa bella è che tiene sempre la sigaretta in modo che non mi arrivi il fumo in viso e, se questo capita, la sposta senza che io dica una parola. Purtroppo non è sempre così, ma fino ad ora mi è bastata una domanda cortese per evitare di essere "sfumacchiata". ;-)

coccola5
ps. mi aggiungo ai follower per seguirti più agevolmente.

giuseppina ha detto...

Cara Pizia, ho già cancellato diverse volte il mio commento perchè sono una persona civile e rispettosa ma mi piacerebbe guardare negli occhi chi pretende sia suo diritto fumarmi addosso.

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