8 aprile 2008

Questione di dettagli

Ieri avevo appuntamento alle Gallerie dell'Accademia, per la visita alla mostra di Tiziano, con il prof di Storia dell'Arte Moderna e il corso della Specialistica. Arrivo di corsa dall'esame di inglese (stendiamo un velo pietoso - così imparo a fare la sborona sul blog! ...però devo dire che all'orale mi hanno pure fatto i complimenti, tiè), supero la biglietteria, dato che del prof non c'è nemmeno l'ombra, giro l'angolo sperando che si siano spostati verso l'ingresso, ma è tutto sbarrato. Torno sui miei passi e trovo un gruppetto sparuto di colleghe, anche loro in attesa. L'appuntamento era qui, alla biglietteria, vero? Confermano. Passano i minuti, cavolo, non è dal prof fare ritardo. Chiamiamo il dipartimento, poi le Gallerie. Il prof è già entrato da mezz'ora. Scopriamo che abbiamo sbagliato lato del museo - personalmente mi sono sentita una cacchina, ma in fondo c'è di peggio.
"L'ultimo Tiziano e la sensualità della pittura": eh, bé, se non c'è il sesso nessuno ti si fila, no? E dove sarebbe 'sta sensualità, me lo spieghino lorsignori curatori, perché io non la vedo. Forse un quel seno mezzo coperto della Maddalena, o nella tragica scena di violenza di Lucrezia, o forse nel languido corpo della ninfa. Lasciamo parlare Tiziano, per favore.
Opere dagli anni '60 del Cinquecento in poi: minimo minimo Tiziano aveva 70 anni, e a quell'età, al suo tempo, erano in pochi ad arrivarci. Vecchio, con i reumatismi - a Venezia l'umidità non perdona - oserei immaginare anche con molto meno di dieci decimi di vista: alle sue spalle, una signora bottega ben collaudata. Quanto è di mano sua e quanto è stato rifatto, non si sa. Solo il Vasari allora esaltava il genio creatore, la mentalità dell'artista che fa tutto da sé ancora non c'era.
Oggi dici "Tiziano" e pare che sia una garanzia di qualità eccelsa. Io lo prenderei con le pinze, perché la mia testa la so usare da sola. Vogliamo parlare della Maddalena di Capodimonte? In particolare della sua mano sinistra, con quel pollice che è tutto tranne un dito? O della ninfa che poveretta ha la schiena rotta in tre, un braccio degno di Mister Fantastic e una coscia che nemmeno Rembrandt osava così tanto. Eppure, sono tutti lì in adorazione.
Generazione tivvù: prendi quello che vedi per vero e il cervello lo rivendi come nuovo.

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