7 maggio 2008

Viola!

Questa mia ossessione è in gran parte dovuta a quel gran figo del vampiro Lestat. Nell'estate del 2001 ero chiusa in camera mia a leggere Il ladro di corpi, quando sono stata letteralmente fulminata da 4 parole, lasciate cadere nel discorso con leggerezza, per caso: lenti da sole viola. Hanno iniziato a ronzarmi per la testa, con insistenza, non riuscivo a liberarmene, erano un'ossessione. Lo stesso giorno mi sono trovata in ottica a cercare un paio di occhiali da sole: come li vuoi? "Viola!" E viola fu.
Quegli stessi occhiali di Lestat sono tornati anche nei romanzi successivi, e in uno in particolare sono protagonisti di un episodio assurdo. Lestat segue per giorni un tizio, boss della mala, colpevole di delitti efferati. Una notte lo segue in casa, lo lo uccide dissanguandolo fino all'ultima goccia, e non pago, lo dilania, lo smembra e chiude i miseri resti in sacchi dell'immondizia. In trance percorre la città, seminando il suo macabro fardello, per poi trovarsi in uno squallido bar, senza quasi rendersene conto. E il suo primo pensiero lucido, dopo questa notte di follia, è "dove sono i miei occhiali da sole viola?". Un mito.
I miei non possono vantare un simile curriculum, ma portano i segni del loro vissuto: finiti nella sabbia a un mese di vita; caduti tra gli scogli dei murazzi al Lido e per fortuna incastrati a portata di mano - già mi stavo preparando a dir loro addio. La specchiatura se n'è andata dopo un paio d'anni, e l'OF dice che mi è andata bene, dato che questi trattamenti son fatti per durare una stagione. Due anni fa li ho sostituiti con un paio di nuovi: mi piangeva il cuore a saperli nel cassetto, non riuscivo a star senza. Così quando ho cambiato le lenti degli occhiali da vista, ho fatto mettere le lenti graduate sugli occhiali viola: come una coperta di Linus mi seguono ovunque, da marzo a ottobre. E ogni volta che li indosso, sento un sorriso puntarmi sulle labbra.

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