20 agosto 2009

Storia di Emi

C'era una volta una femmina di rottweiler: il suo primo padrone le mozzò la coda quand'era piccola; poi un bel giorno decise che non poteva più tenerla con sé, quindi la regalò ai suoi vicini di casa. Questi abitavano in un appartamento e il cane non ci sarebbe stato: il loro datore di lavoro aveva un capannone in campagna con un recinto per un serbatoio del gas. Emi venne scaricata qui, con il solo perimetro di 4 metri scarsi del recinto per camminare - il resto era occupato dal serbatoio - e una misera tettoia per ripararsi dalle intemperie. Viveva nella sporcizia e nella solitudine: gli unici esseri umani che vedeva erano i suoi padroni che una volta al giorno le portavano da mangiare. Ma chi era l'animale e chi l'uomo?
Un bel giorno Emi conobbe un nuovo amico umano, che impietositosi per la sua situazione le costruì un recinto più grande e pulito con una bella cuccia, vicino alla sua seconda casa, disabitata ma comunque più comoda alla città: questo avrebbe voluto essere una gentilezza anche verso i pardoni del cane, che avrebbero percorso un tragitto più breve ri spetto al recinto del capannone. Grati della cortesia, questi esimi signori si fecero vedere una sola volta, poi basta: così Emi cambiò nuovamente padrone, ma questa volta in meglio.
Dalla sua nuova casa poteva vedere le macchine passare e riceveva le visite del cane Bobi: ogni tanto passava anche qualche ciclista o qualche persona che andava a spasso. Nonostante questi svaghi, Emi restava per lo più da sola: era però una gioia quando il suo padrone o i suoi familiari aprivano la casa per le feste. Una sera sorprese tutti quanti con un "wof!" orgoglioso: prima non aveva mai abbaiato.
Passata la bella stagione, anche la casa nuova iniziava ad essere problematica: il suo padrone, ormai esperto di recinti, gliene costruì uno nuovo a casa propria, con una barriera a separarlo dal giardino di proprietà del cane Molly, gelosissima della nuova arrivata. Dopo le prime scaramucce a distanza, le due "cugine" iniziarono a sopportarsi a vicenda: Emi era buonissima e non badava minimamente alle provocazioni della vicina di recinto. Il suo divertimento era mettersi nell'angolo più vicino all'ingresso e guardare con occhi da cagnolino bastonato i passanti, per elemosinare una carezza. Non abbaiava mai agli estranei, anzi, si avvicinava trotterellando e si metteva seduta per ricevere la sua dose di coccole.
Andava a spasso tutti i giorni con la mamma del suo padrone e nutriva un grande affetto per sua sorella, la sua prima amica, che aveva passato tanto tempo nella casa delle feste a studiare e che le faceva tante coccole e la portava a passeggiare per la collina.
Dopo quasi due anni trascorsi con la sua nuova famiglia, Emi iniziò a zoppicare: la mamma la portò dal veterinario e pareva si trattasse di una semplice contusione, ma le medicine non facevano effetto ed Emi tornò a farsi visitare. Questa volta il verdetto non fu roseo: sembrava essere un tumore osseo, ma per averne la certezza sarebbe servito un altro esame. L'unica cura era un palliativo, degli antidolorifici che le avrebbero permesso di camminare ancora un po'.

Emi ha avuto una vita triste e quando finalmente aveva trovato un po' di serenità ecco arrivare la notizia tremenda: non si può fare altro che aspettare che la malattia evolva. Poi si sa come andrà a finire.
La prima volta che l'ho vista in quel recinto maledetto sono scoppiata a piangere: e quando è arrivata alla casa delle feste mi si stringeva il cuore a saperla tutta sola. Quanto ho riso la prima volta che ha scavalcato la finestra ed è zompata in salotto! Lo scorso inverno ero io a portarle da mangiare: la spazzolavo e le facevo i grattini dietro le orecchie, che lei adorava. Adesso la vedo solo quando torno a casa: qui c'è ancora il suo recinto, ma sta meglio con la mia famiglia, c'è molta più gente che la coccola.
Non si sa quanto resterà ancora con noi, forse qualche mese: sono tanto triste.

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