4 novembre 2009

Boys don't cry

Ho guardato il dvd con Apollo, domenica sera, e ci ho messo un po' a digerirlo: sapevo che trattava di una storia triste, ma così non me l'aspettavo.
Brandon è un giovane che dimostra meno anni di quelli che ha: gli piacciono le ragazze, con cui attacca facilmente bottone. Una sera conosce Candace e un paio di suoi amici: si fa convincere ad andare con loro a una festa e si ritrova nella sperduta Falls City, in Nebraska, nel bel mezzo del nulla della provincia americana. Dovrebbe tornare a casa per presentarsi in tribunale, non si capisce perché, ma conosce Lana ed è amore a prima vista per entrambi. Lana lavora al turno di notte in una fabbrica che confeziona spinaci in scatola: vive con la madre in una sorta di famiglia allargata, di cui fanno parte John, ex galeotto e ragazzo padre, il fratello Tom, la stessa Candace.
Sembra una storia di giovani come tante altre, se non fosse per il dettaglio che Brandon in realtà si trova a vivere in un corpo femminile. L'unica a non reagire alla scoperta è Lana: l'amore vince tutto. Peccato che i suoi amici non siano così maturi e anziché cercare di vederci più chiaro decidono di dare a Brandon una bella lezione.
Da questo punto il film si fa più crudo e doloroso, e non ci sarà un lieto fine.
Se una certa dose di maschilismo da parte di John è data per scontata, quello che fa più male è vedere che Brandon passi dalla parte del torto e del pervertito e che per questo "se la sia cercata".
Nonostante la durezza dell'argomento trattato, è un film che consiglio: da vedere con coscienza, non è uno di quelli per una serata allegra, ma fa certamente riflettere.

Frequentando cattive compagnie, mi scappa da divagare :-P
Qualche anno fa, frequentavo un corso di danza del ventre (ebbene sì, ho anch'io i miei scheletri nell'armadio).
Una sera arrivo in anticipo e come al solito entro in palestra in attesa della mia lezione: subito noto una signora, composta ed elegante, seduta in un angolo, che riesco a vedere meglio quando mi sistemo in fondo alla sala, per non dar fastidio alle ragazze che danzano. L'aspetto è curatissimo, dai capelli ai gioielli, all'abito: porta un paio di occhiali scuri, si vede che tende quasi a nascondersi. E capisco subito perché: i suoi tratti sono decisamente mascolini. Spontaneamente le sorrido, curiosa e un po' stupita dalla situazione, ma per nulla a disagio.
Alla fine della lezione la signora saluta educatamente e se ne va: la maestra, una delle più grandi stronze che abbia mai conosciuto (la storia è troppo lunga per essere raccontata, e non ho intenzione di darle così tanta importanza), raduna le ragazze rimaste e sghignazzando ci chiede se ci eravamo rese conto di *cosa* fosse la signora. Neanche fosse una bambina dell'asilo, non ho parole: ma il peggio deve ancora venire.
La settimana successiva arrivo nuovamente in anticipo e mi unisco alla lezione: c'è anche la signora che prova a ballare, un po' impacciata com'è normale, dato che si è inserita a corso inoltrato. C'è un posto libero vicino a lei e mi ci piazzo: sento una certa affinità con chi è timido, lo sono pure io e so quanto ci si possa sentire a disagio in certe situazioni - e lei ne aveva tutte le ragioni. A fine lezione è successo il fattaccio: facilmente fraintendibile, ma altrettanto facilmente spiegabile, peccato che la maestra stronza abbia preferito farne una sceneggiata da melodramma, accusando "questa per così dire signora" (cito) di essersi presentata con l'inganno e di nascondere turpi secondi fini. Non scendo nei dettagli, non lo trovo giusto: so solo che, pur provando un giusto fastidio per l'episodio, avrei preferito risolverlo in separata sede, in privato, come sarebbe stato corretto. Il risultato invece è che la signora si è vista sputtanare davanti a una ventina di sconosciute, con tanto di insulti alla sua sessualità - che se permettete sono cavoli suoi: mi sono vergognata da morire, ho avuto il magone per tutta la lezione. Per la cronaca, questo è stato uno dei motivi per cui di lì a due settimane mandavo a quel paese la maestra e il suo corso del cavolo.
Non ho più visto la signora: spero che abbia trovato persone più gentili di quella maledetta. Intanto ho il rimorso di non averla difesa: la situazione con la maestra era già tesa, tenevo così tanto al corso che ero disposta a ingoiare rospi pesanti, ma poi ho capito che non ne valeva la pena.

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