15 settembre 2008

Pubblicità progresso

Dopo il mitico esame ho avuto la testa un po' per aria, così mi sono completamente scordata di scrivere questo fatterello: niente di vitale, certo, ma ci tengo.
Ero sul treno per Venezia: è passato il controllore ad annullare i biglietti. Per la categoria dei ferrovieri nutro un grande rispetto: per il lavoro carico di responsabilità, per le rogne che si beccano, per la fatica che devono fare. E se le FS non funzionano non è certo colpa di quello che guida il treno o che annulla i biglietti.
Come d'abitudine, non appena scorgo il controllore, mi tolgo una cuffietta dall'orecchio in caso mi servisse sentire, e preparo il biglietto: al mio turno, porgo il tagliando con un sorriso e un buongiorno. Il controllore mi guarda con un'espressione a metà strada tra il sorpreso e il commosso. Mi rende il biglietto, lo ringrazio e gli auguro una buona giornata: lui ricambia e sorride.
Sarà che oggi non è più usato salutare e ringraziare, ma se da un lato mi sono gongolata per quel sorriso spontaneo, dall'altro mi chiedo pure quali trogloditi affollano i treni italiani, per avere una reazione così sorpresa ad un gesto che è solo buona educazione.

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