14 febbraio 2010

Il giorno del giudizio - 3: il resoconto

Non c'è male peggiore di un appello d'esame orale alle tre di pomeriggio: di solito gli iscritti non sono mai i soliti quattro gatti, ed è ovvio che il tempo non è sufficiente a far fuori tutti i presenti - soprattutto se il prof è uno di quelli che ti tiene dentro un'ora. Ho visto docenti arrivare con tutta la loro santa calma e, trovandosi dinnanzi uno stuolo di studenti in attesa, esclamare: Ma siete così tanti?!? Come se non avesse in mano la lista d'appello. Ho visto docenti fissare appelli alle cinque del pomeriggio, per tre corsi distinti, tutti insieme appassionatamente: almeno cento persone, di cui 95 mandate a casa seduta stante per ritornare il giorno seguente. E la maggioranza di questi 95 prodi, 24 ore dopo, ancora in attesa perché il docente è in ritardo e soprattutto non rispetta la lista, tirar giù tutti i santi del paradiso, e i peccatori del purgatorio.
Fin dai primi esami in Acca ho sempre preferito essere la prima: non tollero l'ansia dell'attesa. Per questo allo scoccare della mezzanotte del giorno previsto per l'apertura delle iscrizioni ero qui, davanti al mio amato pc, ansiosa di iscrivermi all'Esame: ho poi scoperto che gli altri compagni di sventura se la sono presa molto più comoda, ma è sempre meglio non rischiare.
Odio gli appelli pomeridiani anche perché c'è tutta una mattina da far passare, con l'ansia che monta e i ripassini dell'ultimo secondo, sempre sulle montagne russe del sotutto/nonsoniente. Mercoledì è stato un inferno, saltellavo per casa come un'ossessa, sbirciando ogni due secondi appunti, libri, immagini. Per fortuna Apollo mi ha accomapgnata in auto, non avrei retto il viaggio infernale autolinea sostitutiva + treno che sarei stata costretta a intraprendere. Ovviamente, dopo tre giorni di sole splendido, non poteva che piovere, il che ha reso ancora più arduo il tragitto fino all'università, tra ombrello e zaino carico di libri all'inverosimile - perché  non si sa mai.
Apollo mi ha sopportata nei miei schizzi di informazioni sussurrate frettolosamente, nelle urla represse per un dettaglio che non ricordavo,  nell'amorevole stritolargli un braccio per l'ansia.
Sorvolerò sul solito ritardo dei docenti, e sulle loro amorevoli chiacchiere dei propri stramaledetti cavoli: con solo mezz'ora di ritardo, sono riuscita a sedermi sulla sedia più scomoda del mondo.
Davanti a me, l'anticristo* sfoglia con noncuranza un Art Dossier per la prova d'ingresso: il riconoscimento. Se sai il titolo dell'opera che ti viene mostrata, bene, sennò arrivederci alla prossima volta. Tremavo, no, peggio, ero paralizzata dal terrore. E poi un sorriso ha iniziato ad allargarmisi sulle labbra quando Egli si è soffermato su un dipinto particolare, quello che là, in attesa, speravo mi fosse chiesto: Le nozze di Cana di Veronese.
Da qui è iniziata una chiacchierata in tutto relax, con qualche momento di mia personale défaillance, e soprattutto tanto stupore nel ritrovarmi composta e compassata: peccato che Egli debba sempre mettesi in mostra, con domande che partono da un punto fermo, ma non sai dove ti porteranno, e soprattutto se la meta cui tu stai pensando è la stessa cui vuole giungere Colui Che Sa.
Da un inizio con posa calcolatamente rilassata e ben disposta - mi era capitato di leggere che tenere le mani posate in grembo, delicatamente intrecciate, a palmo in su, è segno di tranquillità- e un ghigno che voleva simulare un sorriso benevolo, alla fine ero comodamente appoggiata alla cattedra, gomiti ben piantati, mani che sottolineavano con nonchalanche i concetti principali, neanche stessi chiacchierando con un amico al bar. E davvero il mio rimpianto è che con certe persone non si possa parlare con la stessa scioltezza che si ha con i propri pari, non dico solo per il ruolo ufficiale, ma per la loro posizione di Dei del Sapere, irraggiungibili e intangibili.
Per colpa di alcuni vuoti che la marea di informazioni incamerate non è riuscita a colmare in tempo utile, la mia performance non è stata perfetta: ma siccome mi aspettavo una Caporetto, il 29 è valso come una Lode.
Peccato solo per il tempo infame, che ci ha impedito di annaffiare debitamente il successo con un buon vinello e le immancabili frìtoe: di ritorno la tappa in pasticceria è stata d'obbligo.
E per una notte ho dormito come un angioletto.



*ebbene, ho scoperto che non di Dyo si tratta, bensì del suo antagonista, grazie all'accurata descrizione presente in Giorgione, Art Dossier, a cura di  Augusto Gentili, pag 28: bel giovane dell'espressione (...) arrogante, a volte ipocritamente benevola o compiacente; spesso con lunghi capelli ricciuti o abboccolati (...).

2 responsi:

Ale ha detto...

Qualche appunto preso durante la lettura:
1) mai visto un prof in crisi d'ansia prima dell'esame.
2) chissà perché ho assimilato la parola "prodi" riferita a questi 95 prodi a "coglioni". ma questa è tutt'altra faccenda credo...
3) non tolleri l'ansia dell'attesa. per fortuna! l'attesa stavolta è durata mesi!!!
4) già, la pioggia ha rotto i maroni mercoledì peccato.
5) sul ritardo dei proff.... non dico niente ma gnanca taso ;)
6) lei lo definice tra Dyo e Anticristo (giuro che quando mi ha letto quella descrizione ho subito pensato a quello li!!!). quando l'ho visto per la prima volta dal vivo mercoledì ho chiesto: "E quel Pieropipetta sarebbe o Dyo o l'Anticristo?
7) tanto più è stato lo sforzo necessario per raggiungere la vittoria, tanto più questa ha valore!!!

silvana ha detto...

complimenti!!!!!
col tuo racconto, mi hai riportato indietro nel tempo di qualche anno, anch'io odiavo gli appelli pomeridiani...
è fatta, brava!
comunque sono silvana, riceverai da me la settima piastrella dell'RR, piacere di conoscerti e in bocca al lupo per il prossimo esame!

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